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PERFETTI SCONOSCIUTI

Per ravvivare una cena fra amici, Eva, la padrona di casa, propone un gioco: tutti devono lasciare il loro cellulare sul tavolo rendendo pubblici ai presenti ogni telefonata o messaggio ricevuti. Perplessità fra i convitati ma alla fine tutti accettano, con tutte le conseguenze del caso. E’ questa in estrema sintesi l’idea alla base del film di […]

Per ravvivare una cena fra amici, Eva, la padrona di casa, propone un gioco: tutti devono lasciare il loro cellulare sul tavolo rendendo pubblici ai presenti ogni telefonata o messaggio ricevuti. Perplessità fra i convitati ma alla fine tutti accettano, con tutte le conseguenze del caso.
E’ questa in estrema sintesi l’idea alla base del film di Paolo Genovese, uno spunto che viene direttamente dalla vita quotidiana della stragrande maggioranza delle persone, ormai dominata dalla presenza di quell’aggeggio infernale che è il cellulare, apparecchio che da strumento atto a garantire una maggiore comodità è diventato invece una sorta di dittatore senza il quale non si è più in grado neanche di spostarsi.Ormai i “telefonini”, come venivano chiamati qualche anno fa, di telefonico hanno ben poco, sono piuttosto diventati una sorta di involontario diario personale, ricettacolo dei piccoli segreti che accompagnano la vita di ognuno, segreti per lo più innocui ma qualche volta scomodi e persino pericolosi.

 

Da questa idea di base Genovese costruisce un film davvero interessante, con una trama che alterna momenti assolutamente divertenti, propri della commedia, il genere in cui viene inquadrato questo film (non del tutto a ragione), ad altri decisamente più drammatici.
E non poteva essere altrimenti visto il presupposto, con telefonate e messaggi personali a disposizione del gruppetto di amici, costituito per di più da coppie sposate ad eccezione di un single (anche lui però col suo bel segreto di cui non vorrebbe rendere edotti gli amici).
La vicenda procede fluida fra più o meno inaspettate rivelazioni, litigate, accuse reciproche, in un gioco al massacro che rivela l’ipocrisia delle vite dei vari personaggi, e dal film di intrattenimento si arriva ad una spietata analisi delle fragilità che caratterizzano le famiglie di oggi fino a fotografare quell’ipocrisia e quel buonismo di facciata che fanno sempre più parte del bagaglio delle nostre esistenze.

Giustamente pluripremiato, tra cui il David di Donatello al miglior film, e peraltro non solo in Italia ma anche all’estero (miglior sceneggiatura al Tribeca Film Festival), Perfetti Sconosciuti è un’opera sorprendente che parte con le movenze di una classica commedia per rivelarsi un qualcosa di ben più attento e profondo, regalandoci alcuni passaggi molto intensi. Ad esempio il dialogo fra Rocco, il padrone di casa, uno straordinario Marco Giallini, forse nel suo ruolo più bello, e la moglie Eva, (Kasia
Smutniak):
– “Però una cosa importante l’ho imparata.
– “Cosa?
– “Saper disinnescare.
– “Cioè ?
– “Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti. Io non voglio che finiamo come Barbie e Ken: tu tutta rifatta e io senza palle.

Di grande livello tutto il cast, oltre ai citati Giallini e Smutniak un Valerio Mastrandrea da tempo stabilmente nell’elenco dei nostri migliori attori, e con lui i bravissimi Alba Rohrwacher, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston ed Edoardo Leo.

a cura del Cineforum “Quei Bravi Ragazzi” (Gianni Novelli)

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