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LO SCRITTORE CONSIGLIA

ERNEST HEMINGWAY “FIESTA (IL SOLE SORGE ANCORA)” Riccardo Bianco è nato nel 1989, risiede a Quiliano, ma è di Savona. Ama leggere “passione che mi ha avvicinato molto alla scrittura con la voglia di mettermi alla prova. Non resisto al fascino di una bella storia. ” Come scrive di sé stesso. Autore, è stato finalista […]

ERNEST HEMINGWAY

“FIESTA (IL SOLE SORGE ANCORA)”

Riccardo Bianco è nato nel 1989, risiede a Quiliano, ma è di Savona. Ama leggere “passione che mi ha avvicinato molto alla scrittura con la voglia di mettermi alla prova. Non resisto al fascino di una bella storia. ” Come scrive di sé stesso. Autore, è stato finalista in premi letterari. Ha pubblicato “Ci scusiamo per il disagio” che è la sua prima collezione di racconti autopubblicata, ma anche racconti brevi come “Nata sulla Luna”, “La casa in affitto” “Stasera cucino io”.

Questa volta ha scelto un classico, un libro molto discusso, ma indiscutibilmente  bello. Un’opera che ha consacrato un mostro sacro della letteratura e che, come tutti gli altri autori presentati fino ad ora, occupa un posto significativo anche nella nostra  biblioteca civica: 

“Una particolarità di questo libro è che nonostante lo stesso Hemingway abbia scritto come premessa “nessun personaggio del libro è il ritratto di una persona realmente esistita”, sembrerebbe invece essere proprio un racconto autobiografico”.

Così Riccardo Bianco ci invita a leggere in queste giornate di transito, sia metereologico sia esistenziali, da un anno all’altro.

Un invito a leggere e a riflettere. 

ECCO I MIEI PERCHÈ

RICCARDO BIANCO

 

ERNEST HEMINGWAY

“FIESTA (IL SOLE SORGE ANCORA)”

Sta per finire questo strano anno, pregno di restrizioni, preoccupazioni, ansie e instabilità. Per il prossimo ci rimane l’ottimismo di un graduale ritorno alla normalità.

In un certo senso da una parte ci è stato sottratto del tempo dalla nostra ordinarietà e concesso dell’altro da gestire in maniera del tutto nuova. È aumentato il tempo per pensare, riflettere e ridimensionare le proprie priorità. Che si voglia oppure no alcune abitudini sono mutate, rafforzate o smorzate, in bene o in meglio chissà, ognuno farà i suoi bilanci.

Tra tutti c’è chi, come me, ne ha approfittato per riscoprire la compagnia della lettura di un buon libro, che troppo spesso la vita frenetica ci fa abbandonare nella solitudine di un comodino. Da parte mia ho sempre cercato di ritagliarmi del tempo per leggere, quindi è stato facile dedicarne di più a quello che considero l’unico vero rifugio e rimedio dalle storture del mondo esterno.

Come libro per terminare questo fine anno e trasportarsi nel nuovo, ho scelto “FIESTA (IL SOLE SORGE ANCORA)” di Ernest Hemingway. Non penso che lo scrittore americano abbia bisogno di presentazioni, amato o odiato, “Fiesta” rimane una delle sue opere più famose.

“È facilissimo reagire con freddezza alle cose durante il giorno, ma di notte è tutto un altro discorso.”

Una scelta particolare perché è vero che si parla della fiesta spagnola di San Fermin a Pamplona, con descrizioni magnifiche della corrida e di tutto quello che vi scorre intorno, sante messe, canti e balli stravaganti e coinvolgenti, corride e corse di tori, ma scopriremo presto che nonostante le premesse eccitanti la storia si trasformerà letteralmente in un gran casino. Attraverso un gruppo eterogeneo di britannici e americani espatriati a Parigi, e poi ritrovatisi nella città spagnola, lo scrittore ci guida in intensi intrighi amorosi, festeggiamenti alcolici, litigi e amicizie traballanti. L’amore comanda tutto, grande ago della bilancia delle nostre vite e soprattutto di quelle dei protagonisti, con bollenti spiriti, voglia di rivalsa e di godersi le eccentricità del dopoguerra.

Ammiro Hemingway e le sue opere perché trovo che dai suoi libri trasudi il semplice piacere di raccontare una storia, godibile da chiunque, senza attorcigliarsi in trame incomprensibili o descrizioni spesse e logoranti.

Attraverso Jake, un uomo tormentato e innamorato della bella, stravagante e disinibita signorina Brett Ashley, viviamo una vacanza singolare e che parte tra i vicoli poetici di Parigi, spostandosi tra le rilassanti montagne spagnole, dove le battute di pesca sono uno dei passatempi prediletti, per giungere fin dentro la polverosa arena dei tori, spettatori delle caotiche corride.

Un innamorato represso e una donna innamorata dell’amore. Un desiderio malato che fa soffrire chi lo prova e chi lo subisce, ma che non potrà mai realizzarsi e sfogare nella sua manifestazione più carnale per gli strascichi della guerra che Jake si porta dietro e dentro. E allora non gli rimane che far finta che non gli importi che la donna sia guidata unicamente dal suo istinto sessuale. Amicizie fragili che si sgretoleranno in mezzo ad amori effimeri. Ma cosa si è disposti a perdere pur di inseguire lo spettro dell’innamoramento?

La risposta ogni personaggio la ricerca a modo suo, tra i fiumi di alcool, risse, notti insonni e discorsi colti, profondi e a volte inutili.

“Non mi importava che cosa fosse il mondo. Volevo soltanto sapere come viverci. Forse, se scoprivi come viverci, imparavi anche che cos’era.”

 

Una particolarità di questo libro è che nonostante lo stesso Hemingway abbia scritto come premessa “nessun personaggio del libro è il ritratto di una persona realmente esistita”, sembrerebbe invece essere proprio un racconto autobiografico.

 

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