Il resoconto della presentazione del nuovo libro di Giuseppe Milazzo “L’Avvento del Fascismo a Savona” in sala consiliare
ANDREA OLIVERI
In una sala consiliare gremita in ogni ordine di posto, venerdì scorso è stato presentato il nuovo libro del professor Giuseppe Milazzo “L’Avvento del Fascismo a Savona (Agosto-Ottobre 1922)”, alla presenza della giunta comunale, di Giancarlo Berruti dell’Associazione “Cento Fiori” di Savona (che ha curato la stampa del volume) e di Giovanni Patrone, presidente della sezione Anpi di Valleggia e autore di ricerche e scritti dedicati alla Resistenza e all’antifascismo quilianese.
A un secolo giusto di distanza, è ancora opportuno parlare dell’avvento del fascismo: “Conservare la memoria è la cosa più importante per capire il presente – esordisce Milazzo – perciò è opportuno conoscere le vicende che hanno portato all’instaurazione del regime in modo approfondito, sulla base di ricerche storiche vere e cercando di comprendere le ragioni di tutte le parti; solo così si può trovare la strada per superare quelle ferite che da troppo tempo ci portiamo dietro”.
Già, perché il fascismo, oltre a rappresentare una pagina buia della storia italiana nonché, per sua stessa definizione, un’ideologia razzista ed esclusiva riservata a pochi eletti, è soprattutto dolore: “E’ difficilissimo parlare di questo periodo proprio perché troppe famiglie, sia da una parte che dall’altra, hanno sofferto – continua il professore – questo è anche il motivo per cui per anni di certe cose si è preferito non parlare più”. La ricerca storica di Milazzo si concentra sugli eventi accaduti nell’arco di tempo che va dall’agosto all’ottobre del ‘22 tra Savona, Quiliano e Vado Ligure e sui personaggi che hanno fatto sì che il germe del fascismo iniziasse a proliferare in quei luoghi; tuttavia, le sue radici risalgono a molto tempo prima, precisamente al termine della Prima Guerra Mondiale che di fatto aveva sdoganato la violenza agli occhi della maggior parte degli italiani.
Per Giuseppe Milazzo, è inoltre possibile azzardare un parallelismo tra l’Italia di allora e quella di oggi, in quanto sono presenti numerose analogie: “Bisogna tenere presente che la Liguria, Savona e Vado Ligure in quel tempo erano località fortemente industrializzate e il Paese usciva da una guerra mondiale – precisa Milazzo – però oggi come allora c’è una grave crisi economica, inflazione e il dilagare di violenza e odio verbale, quantomeno sui social network”; tutti campanelli d’allarme che è meglio non sottovalutare: “Il fascismo è stata un’epoca fortemente caratterizzata dalla violenza che da verbale diventò in breve anche fisica”.
Durante l’incontro c’è stato anche tempo per ricordare i personaggi e gli episodi legati alla città di Quiliano di quel periodo (in entrambe le fazioni), come Gio Batta Bertolotto, ultimo sindaco prima dell’avvento della dittatura, costretto alle dimissioni forzate e all’espatrio in terra francese – stesso destino di innumerevoli altre famiglie quilianesi – dove si guadagnava da vivere come muratore insieme ad un altro giovane antifascista suo amico che si chiamava Alessandro Pertini, o Piero Cosmin, primo segretario del fascio quilianese e successivamente prefetto di Verona che nel 1944 aveva respinto la richiesta di non fucilare Galeazzo Ciano (alla sua figura sembra si sia ispirato addirittura Pier Paolo Pasolini per il film “Salò o le 120 giornate di Sodoma”); o ancora sua sorella Dora Cosmin, maestra elementare che grazie ad una sua delazione aveva fatto arrestare ingiustamente due donne nell’ambito del processo per i fatti del primo maggio 1922; e naturalmente Andrea Aonzo, primo sindaco di Quiliano dopo la Liberazione a cui la biblioteca comunale è dedicata. Proprio lo stesso luogo che venerdì scorso ha ospitato l’incontro con Milazzo, il quale non nasconde la soddisfazione di aver portato il suo libro in una città che si è sempre distinta per i valori dell’antifascismo: “Queste iniziative devono essere fatte soprattutto per le nuove generazioni, per far comprendere loro il valore della Storia – ha aggiunto – questa non è stata sufficientemente valorizzata dai vari governi che abbiamo avuto negli ultimi anni”.
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