Luciano Carlino del gruppo cineforum “Quei Bravi Ragazzi” racconta l’organizzazione del Premio Quiliano Cinema, tra impresa e favola
ANDREA OLIVERI
Spesso non ci si rende davvero conto di quanto lavoro ci possa essere dietro a un grande evento, specie se ci si assiste unicamente come spettatori; ma se si ha la curiosità di guardare cosa succede dietro le quinte, anche a distanza di molti mesi che lo precedono, si scopre quanto sia impegnativo costruire ogni anno una rassegna, soprattutto in termini di organizzazione e di tessitura di contatti.
E se è difficile per chi lo fa di professione, ancor di più lo è per chi lo organizza da amatori, seguendo unicamente la propria passione: è il caso del gruppo “Quei Bravi Ragazzi” che ogni anno organizza il Premi Quiliano Cinema: “Come si conclude un’edizione, ci si mette a lavorare per quella successiva – spiega il capogruppo Luciano Carlino – il grosso del lavoro è curare la rete di contatti che possano portare all’incontro diretto con i professionisti”. Un lavoro non facile, di pubbliche relazioni che può impegnare tutto l’anno e anche di più: “Frequentando i principali festival cinematografici, nazionali e internazionali, s’incontrano gli artisti in un contesto dove possono essere incontrati – continua – prendere parte a questi eventi, oltre naturalmente all’intermediazione del critico Steve Della Casa che ci aiuta tutti gli anni, ci facilita nelle relazioni che si creano con gli autori, in cui l’approccio diretto e la conoscenza personale sono spesso fondamentali”.
Una volta individuati gli ospiti e ottenuta la loro partecipazione, parte la macchina organizzativa vera e propria: “La costruzione del Premio avviene negli ultimi novanta giorni che precedono l’evento – specifica Carlino – per individuare le date bisogna mediare tra quelle a disposizione del patron e quelle degli eventuali ospiti, perché non sempre è facile trovarli liberi”. Ultimo ma non ultimo, si deve tenere conto anche della disponibilità dei singoli membri del gruppo che, seppur appassionati e sognatori, hanno impegni di lavoro e famiglia: “Noi facciamo tutt’altro di mestiere, nessuno di noi lavora nel campo cinematografico o artistico – precisa – siamo tutti prestati e inventati al cinema, ciò che ci muove è la nostra passione”.
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