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LA TRADIZIONE? COL CAVOLO…

Una varietà tra le più amate. Una eccellenza molto conosciuta nel territorio. Parliamo del broccolo o broccolata di Valleggia. SABRINA ROSSI   Rappresenta un alimento essenziale per la nostra cucina, esistono tantissime ricette per gustarlo. L’ideale per una dieta sana e equilibrata: il cavolo è molto saziante e quindi molto utile in un’alimentazione ipocalorica. Ma, […]

Una varietà tra le più amate. Una eccellenza molto conosciuta nel territorio. Parliamo del broccolo o broccolata di Valleggia.

SABRINA ROSSI

 

Rappresenta un alimento essenziale per la nostra cucina, esistono tantissime ricette per gustarlo. L’ideale per una dieta sana e equilibrata: il cavolo è molto saziante e quindi molto utile in un’alimentazione ipocalorica.
Ma, come tutte le crucifere, è anche una qualità fondamentale per la nostra salute. Ricco di antiossidanti, vitamine, fosforo, calcio, si ritiene abbia anche proprietà digestive, antinfiammatorie e cicatrizzanti.

Il trasporto dei cavoli con i carri verso la stazione

Esistono tre tipologie di broccolo di Valleggia, ma tutte hanno identica presentazione. Varia solo il tempo di maturazione, passando dal precoce all’intermedio e al tardivo.
Il suo colore è particolare, uno splendido verde chiaro tendente al giallo con foglie molto grandi. Una pianta quindi di innumerevoli qualità, compatta e produttiva.
Ma non è importante solo per bellezza e proprietà. Nasconde una storia e una tradizione di cui tutto il paese va fiero.
Dagli anni Sessanta il broccolo veniva spedito, tramite la Cooperativa di Valleggia (ora Agricola di Valleggia soc. coop. agr.), in vari luoghi del Centro Europa, quali Germania e Svizzera. Esistono ancora storiche immagini che raffigurano il trasporto dei cavoli con carri trainati da muli e buoi per raggiungere la stazione e poter essere caricati sui vagoni. Pronti per un lungo viaggio verso nuovi confini.

Una coltivazione così intensa, specialmente negli anni passati, nella piana di Valleggia, ma anche famosa per il suo risvolto storico.
La zona di San Pietro in Carpignano, attualmente destinata a Parco Archeologico Naturalistico, intorno alla storica Chiesa, era chiamata “San Pè di Coi”, ossia “San Pietro dei cavoli” proprio per l’intensa coltura di queste piante eccezionali.

Curioso come un prodotto tipico locale porti con sé un importante bagaglio di storia e tradizione da rendere orgoglioso un intero paese.
In altre parole, un arricchimento per il territorio di Quiliano e un’enorme soddisfazione che appaga i sacrifici, la volontà e gli sforzi di agricoltori e tecnici impegnati ogni giorno in una buona riuscita.

 

Quiliano Qualità spiegato ai più piccoli

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