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ALBICOCCA DI VALLEGGIA IN PILLOLE: I FUNGHI INFESTANTI

Esistono diverse patologie che possono colpire un albero di albicocca, come per esempio i funghi. Un’infestazione che può portare alla morte della pianta. Come riconoscere i primi segnali? Prosegue il viaggio alla scoperta dell’albicocca di Valleggia con Giovanni Minuto, direttore del Centro di Sperimentazione ed Assistenza Agricola. ARIANNA CODATO «Le malattie sull’albicocca sono numerose e […]

Giovanni Minuto

Esistono diverse patologie che possono colpire un albero di albicocca, come per esempio i funghi. Un’infestazione che può portare alla morte della pianta. Come riconoscere i primi segnali? Prosegue il viaggio alla scoperta dell’albicocca di Valleggia con Giovanni Minuto, direttore del Centro di Sperimentazione ed Assistenza Agricola.

ARIANNA CODATO

«Le malattie sull’albicocca sono numerose e forse ancora più numerose quando si parla della tipologia di Valleggia – racconta Giovanni Minuto – trattandosi di un antica selezione nel tempo sono stati scelti i soggetti migliori da coltivare, prediligendo l’aspetto nutrizionale e organolettico a fronte di una suscettibilità più alta a patogeni, come funghi, batteri, insetti e acari».
Nel frutteto di San Pietro in Carpignano, in questo periodo, si possono notare sia una pianta secca circondata da piante apparentemente in buono stato di salute sia una con un fogliame leggermente più ingiallito. La colpa è da ricercare nel fungo Armillaria che si sviluppa nel sottosuolo.
«Esistono diverse specie di questo genere – prosegue Minuto – l’Armillaria mellea ad esempio è la più frequente, conosciamo il genere perché quando andiamo per boschi e raccogliamo i chiodini o le famigliole si tratta proprio di armillaria. Ci piace il fungo da mangiare ma la parte non visibile che cresce sotto il terreno piace molto meno ai produttori di albicocche».

Nel caso in esame, nel frutteto di San Pietro, si può notare come nelle piante la progressione di questo parassita avvenga a macchia d’olio.

«Da una prima pianta colpita questo fungo produce dei cordoni che si muove nel suolo secondo una certa chemiotassi, ossia seguendo le emissioni di cataboliti dell’apparato radicale di piante in sofferenza – spiega Minuto – come un radar che punta le piante che, per varie ragioni, età, stato di salute generale, mostrano difficoltà.

L’armillaria arriva dall’albero colonizzando l’apparato radicale e lo spazio tra la corteccia e il legno, la zona vitale della pianta causandone il disseccamento.

«I sintomi iniziali di questa infestazione sono quelli di una fruttificazione molto anticipata durante la stagione con morte della pianta nel momento in cui il seme è formato oppure fioriture molto anticipate, tra gennaio e dicembre. È la reazione tipica di una pianta che non può scappare davanti a una malattia e quindi cerca di riprodursi per usare le ultime risorse vitali per preservare la continuità della specie».

 

Giovanni Minuto
Giovanni Minuto Direttore del Cersaa

Giovanni Minuto agronomo, è un esperto che può vantare nel suo curriculum interventi di portata europea, direttore del CeRSAA, il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Assistenza Agricola fondato ad Albenga dalla Camera di Commercio di Savona, nonché rappresentante del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Agronomi.

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