Le opinioni di Massimo Cotto e Marco Barusso sul Festival Nazionale della Canzone d’Autore Emergente, nuovamente protagonista sabato sera in Piazza Gramsci a Quiliano.
ANDREA OLIVERI
Un festival dedicato alla musica emergente è importante dal momento in cui permette a chi vi partecipa di fare un passo in più, di acquisire certezze, consapevolezze e, soprattutto, di fare esperienza. Parola di Massimo Cotto, a riguardo del Festival Nazionale della Canzone d’Autore Emergente andato in scena a Quiliano il 22 e il 23 luglio scorsi: “Dà innanzitutto la possibilità ai finalisti di esprimersi su lunga durata, presentando due brani – esordisce il giornalista, deejay, scrittore, tra i massimi conoscitori di musica in Italia – e anche a noi della Giuria di avere una visione più ampia di un artista”; già perché Massimo Cotto, oltre ad aver vestito i panni del presentatore nelle due serate dell’ultima edizione del Premio, figurava anche come giurato d’onore: “Purtroppo ce ne sono pochi di festival seri che permettono ai ragazzi di camminare – sospira Cotto – questa rassegna è particolare perché prova a illuminare la canzone d’autore con una luce strana, diversa”. E l’elemento che la contraddistingue dalle numerose in giro per l’Italia è senza dubbio l’incontro pomeridiano in cui le nuove proposte hanno la possibilità di dialogare e conoscere le opinioni dei professionisti della Giuria – a cui è richiesto un contributo attivo e non solo di facciata, altra peculiarità del Premio di Quiliano – in un confronto diretto, viso a viso, a riflettori spenti: “E’ una cosa rara in un festival, in genere o c’è l’incontro o c’è l’esibizione – continua – in questa edizione ho visto dai partecipanti la voglia di far suonare le parole, di non buttare via il testo, cosa che si fa spesso oggi, e di provare ad essere unici, di fare qualcosa di diverso da quello che propone il mercato”.
Unicità e originalità: queste le finalità a cui un artista emergente deve tendere e lo pensa anche Marco Barusso, musicista, arrangiatore e produttore musicale: “Cercare di sviluppare una propria voce, un proprio stile, senza perdersi a copiare ciò che va di moda – illustra il chitarrista originario di Finale Ligure, anche quest’anno tra gli esaminatori del concorso. Più di ogni altra edizione quest’anno è stata premiata l’allegria e la verve giovanile: “Abbiamo sentito tanti cantanti, tante proposte interessanti, qualcuna più particolare e difficile, qualcuna che strizza l’occhio alle classifiche – continua – è stata un edizione diversa perché meno concentrata su cose introspettive”.
Barusso ha inoltre fornito un’analisi sul momento attuale della produzione musicale: “Il problema principale, oltre alla diminuzione dei budget, è la terribile uniformazione del suono di tutto ciò che vuole essere commerciale: oggi si tende allo stesso ‘mono suono’ e se non ce l’hai non vai da nessuna parte – denuncia il tecnico del suono e titolare del BRX Studio di Milano – purtroppo ciò accade perché il mercato italiano è molto piccolo e già c’è poco per chi è famoso, figuriamoci cosa rimane per chi non lo è!”. A questa situazione bisogna poi aggiungere altre due problematiche: “In questo momento in Italia c’è un giovanilismo esasperato e una mancanza di memoria del passato: una novità ci può essere solo se c’è la conoscenza di ciò che è stato fatto prima” conclude Barusso.
I protagonisti delle ultime edizioni del Festival della Canzone Emergente saranno nuovamente in scena questo sabato sera in Piazza Gramsci, nel centro storico di Quiliano, nell’ambito dei festeggiamenti di “Quiliano in Fermento”: si alterneranno, dalle ore 21, 30 in poi, vecchie e nuove conoscenze del premio, tra cui il vincitore dell’ultima edizione Marco Elba, Chiara Atzeni, Michele Tiso, il giovanissimo quilianese Lorenzo FH3NIX Servello, Christian Gullone, Marco Francia, Emma Pescio e altri ospiti a sorpresa. Ingresso libero.
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