Fortificazioni del passato. I Castrum di Guiliani (Quiliano), Segni, Noli e Pertice e Pie e Orche (Orco) Alcune riflessioni su una pagina oscura del Finalese degli anni intorno al Mille, anni in cui spade e lance lavoravano più delle penne e delle pergamene e la spiegazione di cosa erano i “castra/castrum”. GIUSEPPE TESTA Una serie […]
I Castrum di Guiliani (Quiliano), Segni, Noli e Pertice e Pie e Orche (Orco)
Alcune riflessioni su una pagina oscura del Finalese degli anni intorno al Mille, anni in cui spade e lance lavoravano più delle penne e delle pergamene e la spiegazione di cosa erano i “castra/castrum”.
GIUSEPPE TESTA
Una serie di documenti, redatti intorno all’anno Mille, ci forniscono l’informazione su una serie di Castra, presenti sul nostro territorio, appartenenti ad un disegno allora strategico ma oggi di difficile lettura.
Prima del Mille risultano infatti esistere una serie di fortificazioni in luoghi (quasi tutti) oggi avulsi da grandi strade o da grandi abitati: il castrum di Quiliano (detto del Pomo), poi Segno, Perti, Orco – posti nel primo entroterra a guardia di una viabilità allora importante – Noli e Pia – eretti su alture prospicienti alla costa.
Il posizionamento di questi Castra è evidentemente da “leggere” in un disegno territoriale su scala più vasta, strategicamente uniti tra loro in una logica (di allora) oggi nebulosa.
Proviamo a capirci qualcosa…
Sappiamo che il misterioso disegno strategico che ne aveva decretato l’erezione si stava esaurendo nel 1162, quando Enrico il Werth, capostipite dei Marchesi di Savona Signori di Finale, ricevette l’investitura della marca savonese da parte dell’Imperatore Federico I Barbarossa. Nel diploma imperiale del 10 giugno del 1162, rogato a Pavia, Federico I rivolgendosi a lui come a un suo fedele alleato, conferisce a Enrico (comunemente detto il Guercio) il potere sul territorio del padre Bonifacio del Vasto nella Marca di Savona, inoltre gli concedeva la “potestà” di edificare a vantaggio suo e dei propri eredi nuove strutture, o di distruggere castelli e torri che erano stati costruiti contro la sua volontà, e il potere sui castrum di Guiliani, Segni, Noli e Pertice e Pie e Orche, che si trovavano a estremo occidente della Marca di Savona. Questa “carta bianca” a fare ciò, dimostra una variazione delle esigenze strategiche, e di fatto la fine dell’interesse della presenza attiva di queste strutture.
Le conseguenze di questo documento furono determinanti per la riorganizzazione del Finalese a partire dal XII secolo. Orco e Perti sono difatti abbandonati, e seguirono sorti diverse. Il castrum Pia probabilmente rinacque come “Castelfranco” trovando un nuovo senso alla sua esistenza in quel luogo.
Come capire il perché furono eretti questi castrum? In che epoca fu necessario controllare militarmente la zona dove erano stati costruiti, o furono eretti al tempo in cui serviva la riscossione gabelle e pedaggi in un entroterra allora molto più abitato e frequentato rispetto alla costa?
Nel corso del VI secolo, con la formazione del “limes” (cioè il confine) sullo spartiacque alpino-appenninico, tra la zona conquistata dai Longobardi, i Greci (cioè i Romano/Bizantini) avevano bisogno di una strada di arroccamento, parallela al fronte, per muovere velocemente le truppe e contrastare i tentativi di penetrazione Longobarda da qualunque punto del fronte. La strada di arroccamento era via militare parallela ad una zona strategica o di guerra, che consentiva lo spostamento rapido e sicuro delle truppe.
I vari castra disseminati nel savonese fino a Finale, potrebbero essere strutture nate e dislocate dai Bizantini sulla grande viabilità romana, allora ancora funzionante. Aiutate anche dalla flotta per i rifornimenti, le guarnigioni potevano velocemente e in sicurezza spostarsi, al sicuro, verso la zona che di volta in volta i Longobardi avessero scelto per sfondare il fronte e completare la conquista della Liguria Marittima.
Scrive il Malandra (Storia di Quiliano, Tipolitografia F.lli Stalla, Albenga 1991, p.15), riguardo al Castrum del Pomo (Quiliano), citato nello stesso diploma imperiale: “… la presenza degli invasori (Longobardi) a tanto breve distanza dal porto vadese ridiede valore a quelle alture che si frapponevano fra i Bizantini ed i loro avversari. Fu così, probabilmente, che il colle di Pomo acquistò una rilevanza strategica tale da giustificarne la fortificazione da parte dei greci, per garantire in qualche modo la sicurezza degli scali marittimi sottostanti. Sembra questa la spiegazione più logica della nascita di quel castrum di Quiliano che altri vorrebbero invece costruito secoli dopo dai marchesi aleramici come baluardo contro le scorrerie saracene. Castrum che aveva quindi la precipua funzione di contenere i Longobardi sui monti, e non già di difendere l’antica strada romana (la via Julia Augusta a Quiliano valicava gli Appennini e si dirigeva verso la Pianura Padana) che ormai doveva essere del tutto inutilizzata, essendo venuto a cessare ogni rapporto con l’oltregiogo. L’erezione del castello a difesa dello sbocco della valle favorì forse anche il ricostituirsi di qualche nucleo abitato fra questo e Vado, probabilmente intorno alla chiesa di San Lorenzo e con funzioni di postazione militare intermedia. Ben più rilevante fu però l’impulso dato alla rinascita della parte montana della vallata dai Longobardi… .”
Ritiratisi i Bizantini dalla Liguria marittima (anno 642 o 643), questi avamposti ormai inutili sarebbero diventati più funzionali a strategie di controllo fiscale del territorio e di tassazione dei transiti e dei sottoposti, zona per zona, da parte dei nuovi dominatori germanici, fino alla ulteriore modifica degli assetti insediativi ed al frazionamento dei confini.
Cos’è un castrum
Confuso spesso, sin dall’età classica, con castellum, il termine castrum comprende una gamma di significati che, a seconda dei tempi, dei luoghi e dei diversi autori che lo riportano, comprende tanto l’antico fortilizio romano quanto la dimora fortificata di un funzionario che esercita la sua autorità nella zona in cui la struttura sorge e che può essere anche inserito in un rapporto di vassallaggio con altri. In altri casi designa uno spazio chiuso dotato di una qualche forma di difesa, circondato da mura ed arroccato intorno al complesso (solitamente fortificato), con chiesa e relativa casa del clero, ma nello stesso tempo – specialmente nelle fonti letterarie – persino un abitato di una certa consistenza non affatto fortificato.
Nel XIII secolo il termine viene quindi associato da alcune fonti, specificatamente, ad una semplice “casa forte” munita di torre a pianta quadrata, molto frequente in tutte le città italiane, da altre ad una costruzione con funzione di supporto alle residenze regie fortificate ubicate all’interno dei centri abitati. Per taluni il termine castra, anche per il singolare, ha un’accezione chiaramente militare, mentre castrum può essere adoperato ambiguamente anche per opere civili con scopi di protezione. Come fortemente consigliato da alcuni studiosi sarebbe pertanto adeguato l’utilizzo del solo termine castra al singolare come al plurale per le installazioni di tipo militare. Nonostante ciò il concetto iniziale di castrum non scompare immediatamente e continua a convivere accanto alle nuove accezioni ancora per lungo tempo, per cui, in relazione alle strutture e agli insediamenti muniti cui viene riferito, indica, nella maggioranza dei casi: una fortificazione realizzata in un luogo inaccessibile, una semplice palizzata con o senza fossato, una qualsiasi opera difensiva in legno, un muro di cinta a protezione di un particolare edificio, una fortezza o un borgo munito.
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