Meta di turisti, escursionisti e appassionati, il castello di Pomo a Quiliano è anche un luogo per camminare sulle orme della storia.
SABRINA ROSSI
Camminare in mezzo alla natura è piacevole, rilassante e fa bene al corpo e alla mente. Ma ancora più bello è avere la consapevolezza di attraversare un percorso ricco di storia, di cambiamento e di conquiste.
Uno di questi, il castello di Pomo. Un percorso che parte da via XXV aprile in direzione mare, proseguendo sentieri e luoghi ricchi di vegetazione. Dall’antica frazione di Quilianetto, guardando in alto, si possono ammirare le antiche rovine del castello.
Ed ecco la sua storia.
Intorno al 643 la Liguria venne sottomessa dai Longobardi guidati da Rotari. Alcune zone però rimasero sotto il dominio bizantino.
Secondo alcuni storici, proprio in questo periodo i Bizantini fecero costruire un edificio fortificato a Pomo con lo scopo di difendersi dai Longobardi che possedevano le zone più montuose.
Secondi altri, la costruzione dell’edificio avvenne ad opera del marchese Aleramo dopo la concessione, da parte dell’imperatore Ottone I nel 967, della marca tra il fiume Orba, il Po, la Provenza ed il mare. Qui lo scopo, invece, fu quello di difendersi contro le invasioni dei pirati Saraceni.
L’edificio era formato da una torre a pianta quadrata sul punto più alto della rocca, da una prima cinta pentagonale che doveva formare il “castrum” e da cinte successive che seguivano l’andamento della collina. L’entrata, probabilmente, era localizzata verso oriente.
Inizialmente il castello aveva solo una funzione militare, portando però molti benefici: prosciugamento dei terreni acquitrinosi, intensificazione delle attività agricole e di allevamento, costruzione di piccoli centri agricoli intorno al castello. Una rinascita, quindi, economica e demografica di tutta la zona.
Nel castello vivevano solo due funzionari: il gastaldo, con compiti di tipo militare, ed il castellano che si occupava delle funzioni amministrative.
Un poco più tardi, Quiliano assunse le sembianze di un vero e proprio feudo. Cambiarono i ruoli, cambiò l’organizzazione; infatti, la funzione del gastaldo e del castellano venne esercitata da una sola persona e l’incarico diventò prima vitalizio, poi ereditario.
Il feudo comprendeva l’intera vallata del fiume Quiliano, le località di Tiassano ed i suoi possedimenti tra cui Perniati, Morosso, Veirasca, la località dei Gatti nel territorio di Segno e Vezzi.
Numerosi furono i gastaldi di Quiliano, ma uno in particolare si distinse dagli altri: Sigismondo. Fu il primo a staccarsi dai vincoli del marchesato Aleramico e a diventare “dominus” del feudo quilianese.
Tra il 1200 ed il 1500 il feudo fu un punto di contrasto tra il comune di Savona e quello di Genova.
Nel bel mezzo di una sommossa popolare, nel 1339, il castello venne completamente distrutto. Si suppone che per la sua grande importanza sia stato ricostruito, ma nel 1491 subì gravi danni a causa delle incursioni della compagnia di ventura di Francesco Carmagnola sul territorio savonese.
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