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SULLA VIA DEI PONTI ROMANI

Camminare a Quiliano ci permette non solo di essere immersi nella natura, ma anche di fare un viaggio alla scoperta di vie e ponti di epoca romana. SABRINA ROSSI   La via Aemilia Scauri, dal nome del censore Marco Emilio Scauro che la fece costruire nel 109 a.C., collegava Acqui con Vado. Un tracciato agevole, […]

Camminare a Quiliano ci permette non solo di essere immersi nella natura, ma anche di fare un viaggio alla scoperta di vie e ponti di epoca romana.

SABRINA ROSSI

 

La via Aemilia Scauri, dal nome del censore Marco Emilio Scauro che la fece costruire nel 109 a.C., collegava Acqui con Vado. Un tracciato agevole, pianeggiante fino ad entrare negli attuali confini liguri presso Piana Crixia.

Il tracciato del percorso della via Aemilia Scauri che consentiva di collegare il mare all’entroterra

Nelle vicinanze della Bocchetta di Altare, punto in cui Alpi e Appennini si incontrano, iniziava uno dei tratti più impraticabili di tutta la viabilità romana.

Montagne, corsi d’acqua, valli ripide e aspre rendevano difficile il percorso nonostante la presenza di cinque ponti romani lungo la val Quazzola, di cui due ancora ben conservati e transitabili. In realtà, pare fossero almeno sette con l’obiettivo di rendere meno impervio l’attraversamento di questo tratto.

Il ponte romano in località Ricchini

Sono ponti, risalenti tra il I e II secolo d.C., ad un’unica arcata, sottolineata da doppia ghiera in conci di pietra locale con rivestimento in blocchetti di anfibolite non proprio regolari.
In località Treponti, nelle vicinanze dell’abitato di Morosso, il primo ponte romano venne distrutto nel 1900 dal torrente in piena.
Il secondo ponte, in località Ricchini, e il terzo, in località Cachen, sono gli unici due ponti rimasti intatti e ancora percorribili. Risalenti al II secolo d.C., presentano una struttura ad arco con doppia fila di conci e con una larghezza di circa cinque metri, in modo da consentire il passaggio di due carri o di due colonne di soldati. L’arco del secondo ponte poggia su due basamenti rocciosi, mentre il terzo poggia sul greto le due spalle nella parte interna dell’arco.
In località le Volte di Fuxinasca, rimangono i resti del quarto ponte: i piedritti delle due spalle e una parte di arco ribaltato. Gravemente danneggiato da eventi atmosferici, come l’alluvione del 1992 che ha provocato l’esondazione del torrente Quazzola, questo ponte è stato dotato di una passerella in acciaio e calcestruzzo per scaricare le sollecitazioni provocate dal passaggio veicolare.

La struttura delle strade romane ha consentito di durare nel tempo e di sopportare le numerose e sempre crescenti sollecitazioni a cui sono state sottoposte. Ecco un esempio del sistema di costruzione di una tipica via.

Sul rio Scaroni si possono osservare i resti del quinto ponte di cui se ne erano perse le tracce per la fitta vegetazione e per la morfologia della valletta laterale. Restano comunque visibili le strutture murarie. Infine, del sesto ponte nei pressi del rio Gallo, piccolo affluente del Quazzola, ne rimangono pochi resti soprattutto a seguito dell’alluvione del 1992.

I ponti romani presenti sul territorio quilianese dimostrano l’importanza del sistema viario  che portava alle Gallie e all’entroterra. Servivano non solo per la movimentazione delle merci, ma anche  per il trasferimento delle legioni. La mobilità dell’esercito e la sua velocità negli spostamenti sono state una delle caratteristiche della macchina da guerra romana.

La strada romana consentiva il passaggio e la marcia dei soldati che in genere durava sei ore al giorno. Un legionario poteva percorrere una media di 30-36 chilometri al giorno.

La loro valorizzazione e conservazione insieme alla villa rustica del I secolo d.C. di San Pietro in Carpignana resta primaria nell’insieme delle strutture architettoniche di epoca romana in Liguria.

 

Per saperne di più:

“Vie Storiche del Quilianese”, AA.VV., Quiliano, 2009.

“Vie romane in Liguria” , a cura di Rinaldo Luccardini, AA. VV., Soprintendenza Archeologica della Liguria, Regione Liguria, 2001.

 

 

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