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LA CULTURA VA ALL’ORATORIO

L’antico Ss. Salvatore di Valleggia oggi Oratorio di San Sebastiano è carico di storia. Chi passa da Valleggia e osserva anche se distratto il piazzale della chiesa, rimane colpito dall’insieme architettonico e dalla sensazione di pace e comunità che in così pochi metri si possono respirare. Eppure quelle pietre oltre ad avere una storia antica […]

L’antico Ss. Salvatore di Valleggia oggi Oratorio di San Sebastiano è carico di storia. Chi passa da Valleggia e osserva anche se distratto il piazzale della chiesa, rimane colpito dall’insieme architettonico e dalla sensazione di pace e comunità che in così pochi metri si possono respirare.
Eppure quelle pietre oltre ad avere una storia antica conservano storie dolorose come quella del ragazzo morto nella costruzione o paradossali come quelle della volta che le fiamme aggredirono il campanile e i pompieri di Savona, intervenuti a spegnere le fiamme presentarono subito dopo il conto. Per fortuna arrivò il Comune di Quiliano e pagò (quasi) senza fiatare.

CHRISTIAN ALPINO

 

Da sempre al centro di importanti crocevia, il complesso religioso ancora oggi riveste una notevole importanza ed è carico di rilievi sociali e, inoltre, conserva opere e vestigia di sicuro interesse storico e culturale che meritano una visita.

UNA CONFRATERNITA ANTICA FRA FEDE E CULTURA

Il suggestivo porticato dell’Oratorio di San Sebastiano: cultura e Fede

Oggi, l’Oratorio di San Sebastiano, infatti è sede dell’omonima Confraternita, che lo utilizza per svolgere i riti religiosi, le attività confraternali, ed importanti eventi culturali.
Per la straordinaria qualità dell’acustica in questo significativo edificio storico, vengono eseguiti numerosi concerti vocali e strumentali che lo rendono un punto di sicuro interesse.
L’Oratorio di San Sebastiano, inoltre, costituisce un importante centro culturale a servizio della Comunità, come sede di mostre ed eventi culturali.
A supporto di questa vocazione è stato svolto un lungo lavoro di ricerca e catalogazione di tutti beni culturali in possesso della Confraternita, in collaborazione con gli enti competenti, al fine di tutelare e valorizzare il notevole patrimonio artistico di proprietà.
Inoltre, al fine di tutelare la memoria storica dell’Oratorio e della Confraternita stessa, nel 2013 è stato creato l’”Archivio Storico della Confraternita di San Sebastiano”.

UNA STORIA ANTICA E SUGGESTIVA

Foto datata della strada centrale di Valleggia che conduce al cimitero
Il capitello gotico del 1466, importanza storica e archeologica

La chiesa del Santissimo Salvatore di Valleggia ha origini molto antiche: la prima notizia documentale di cui si è a conoscenza risale al 1178, e si riferisce ad un lascito al “Sancto Salvatori de Vadi”, il San Salvatore di Vado (Ligure).
L’edificio sacro viene citato in tal modo in quanto chiesa dipendente dalla parrocchia di Vado Ligure, sicuramente almeno all’anno 1499 (si distaccò poi da Vado nel 1511): nei pressi di essa vi era un cimitero, che si estendeva nella piazzetta attualmente compresa tra chiesa ed oratorio.
Del Santissimo Salvatore di Valleggia, abbiamo un’altra citazione in un documento del 1221 che la colloca chiaramente lungo la via che da Vado Ligure andava a Quiliano, e di qui proseguiva lungo la via Trium Poncium (“Dei Tre Ponti”) utilizzando i ponti romani ancora esistenti.
La primitiva costruzione medioevale è citata anche dallo storico e archeologo Nino Lamboglia, fondatore dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, il quale scopre le fondamenta romaniche del campanile, parzialmente demolito nel 1938.
Si ha notizia documentale che, nel 1466, su queste fondamenta romaniche, la chiesa fu ricostruita in forme tardo gotiche.
Da un atto del notaio Giacomo de Faia, datato 14 aprile 1466, infatti, risulta che i valleggini incaricarono Bartolomeo Muto di Milano (lo stesso mastro costruttore che costruì il campanile ottagonale della collegiata di San Biagio a Finalborgo) di continuare ed ultimare i lavori, iniziati da “altri maestri” citati nel suddetto documento, ma di cui non vengono precisati i nomi.
L’edificio doveva essere molto grande, in quanto era a tre navate e possedeva campanile – alla destra dell’abside (rivolto ad est) -, battistero e coro.

Alberi, orti e l’imponenza dei complessi religiosi: una visione del panorama di Valleggia

Ulteriori elementi utili per la ricostruzione ideale della chiesa gotica del 1466, ci vengono forniti dal decreto della visita apostolica di Monsignor Mascardi, avvenuta nel 1585: egli infatti ordinava la distruzione della “domus communitatis”, i cui muri aderivano alla facciata della chiesa, ed inoltre l’ampliamento delle finestre, considerate troppo strette. Infine, mons. Mascardi ordinò la chiusura di due delle porte laterali. Da una di queste, come precedentemente riferito, si accedeva al cimitero, il quale si estendeva nell’attuale piazza, nell’area compresa tra la chiesa parrocchiale (1641) e l’Oratorio (1773).
Degli edifici sacri di Valleggia, Chiesa del Ss. Salvatore, Oratorio di San Sebastiano e chiesa di San Pietro in Carpignano, abbiamo una descrizione piuttosto precisa, datata 1859, del sacerdote Tommaso Torteroli. Tale descrizione viene ripresa anche da Tito da Ottone nel 1936.
Dell’edificio gotico, si possono ammirare ancora – sotto il porticato dell’Oratorio – le arcate, dipinte a strisce bianche e nere, che separavano la navata centrale dalla navata destra.
Nel 1499, la parrocchia di Valleggia risulta essere ancora dipendente da quella di San Giovanni Battista di Vado Ligure, mentre diventa autonoma presumibilmente nel 1511, staccandosi definitivamente da Vado Ligure.

QUEL GIOVANE CADUTO DALLE IMPALCATURE

Nel corso del Seicento, i valleggini decisero di dotarsi di un nuovo edificio religioso, lasciando alla confraternita la chiesa gotica, forse in cattivo stato di conservazione (effettivamente, la chiesa gotica si trovava al livello del letto di un vicino ruscello e perciò era forse soggetta ad allagamenti).
Non si conosce con esattezza la data di inizio dei lavori, ma si sa con certezza che nel 1626 erano ancora in corso, in quanto nell’archivio parrocchiale è documentata la morte del diciottenne Bernardino, figlio di Stefano Verdesi, precipitato dalle impalcature.
La chiesa fu consacrata il 19 marzo del 1641 col titolo di San Giuseppe. Ben presto ricomparve anche l’intitolazione al Ss. Salvatore: entrambe le intitolazioni coesistono tuttora.

UN INSIEME RELIGIOSO COSTRUITO A RATE

Il campanile fu costruito nel 1891 e la monumentale facciata è del 1925, la quale va a coprire la facciata originale danneggiata dal terremoto del 1887. Il pavimento fu rifatto nel 1948, mentre il ciclo di affreschi fu voluto da don Angelo Genta e realizzato dal pittore Emilio Nembrini nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Gli affreschi delle quattro cappelle laterali risalgono al Seicento, mentre l’affresco della “Madonna col Bambino” proviene dalla vecchia chiesa (questo affresco è conosciuto anche come “Madonna della colonna” in quanto era stato appunto dipinto su di una colonna. E’ l’affresco più antico presente nella chiesa parrocchiale).

STATUE LIGNEE DEL SETTECENTO

Ecco come era il prospetto dell’Oratorio nel 1773

Altre opere degne di nota nella chiesa seicentesca sono la Via Crucis, il gruppo ligneo della Trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor, di Agostino Storace (nipote ed allievo del ben più noto Anton Maria Maragliano) il gruppo ligneo della Sacra Famiglia, ed infine la statua di San Vincenzo Ferrer. Tutte le sculture lignee appena citate risalgono al Settecento.
L’Oratorio di San Sebastiano fu invece costruito sui resti della succitata chiesa gotica del 1466.
I lavori iniziarono il 22 aprile del 1771 e durarono solo due anni. Fu completamente demolita la navata sinistra, interrata la navata centrale e la navata destra. Di quest’ultima, fu demolito il muro nel 1885, per ricavarne il porticato tuttora esistente. Il campanile mantenne la sua primitiva posizione, in quanto fu innalzato alla destra dell’abside: fu purtroppo però demolito nel 1938, in quanto danneggiato dal terremoto del 1887 e lasciato in abbandono, dato che, come già ricordato, nel 1891 fu costruito il nuovo campanile della chiesa parrocchiale.
I lavori di costruzione dell’Oratorio, come detto poco sopra, terminarono dopo due soli anni: il nuovo edificio sacro fu consacrato il 19 gennaio 1773, al fine di potervi celebrare la messa di San Sebastiano il giorno seguente.
Del 1924 viene costruita la balconata all’interno dell’Oratorio, esattamente sopra quello che fu l’ingresso originale.

I POMPIERI DI SAVONA PRESENTANO IL CONTO, MA PAGA IL COMUNE

Il 18 gennaio 1934 si è sviluppato un incendio all’interno del campanile, spento dal Corpo dei Civici Pompieri della Città di Savona. Il Podestà del Comune di Savona, chiede al Priore dell’Oratorio lire 313,60 per l’opera prestata. Viene deliberato che il Comune di Quiliano si faccia carico della spesa.
Nel 1938, come già detto poco sopra, viene parzialmente demolito il campanile.
Infine, nel 1964 viene demolita l’antica casa canonica, e ne viene costruita una nuova addossata alla facciata principale dell’oratorio: l’ingresso viene perciò tamponato e viene aperto l’attuale portone che dà sul portico.

RICORDI GOTICI E STATUE LIGNEE

All’interno dell’edificio, si possono ammirare un bellissimo tabernacolo marmoreo, in stile rinascimentale, proveniente dalla vecchia chiesa gotica, un affresco seicentesco raffigurante San Sebastiano, e un crocefisso d’altare anch’esso probabilmente risalente al XVII° secolo.
Una menzione speciale tra le opere d’arte dell’Oratorio, però, va sicuramente alle due rare e preziose statue lignee dello scultore genovese Giuseppe Arata, primo maestro del grande Anton Maria Maragliano: il San Giuseppe del 1700 (restaurato nel 2003) e la Madonna del Rosario del 1701 (restaurata nel 2005).

EDIFICI SIGNIFICATIVI IN UN CROCEVIA IMPORTANTE

Una storia quella del polo religioso di Valleggia molto antica e importante. E’ molto probabile che qui fosse presente un edificio risalente al periodo più importante delle storia antica di Quiliano, un edificio molto antico, in quanto si trova sul tracciato della via romana Aemilia Scauri la quale, partendo dall’antica Vada Sabatia (Vado Ligure) proseguiva in direzione di Valleggia, passando forse nelle vicinanze di Tiassano (l’antica Terentianum, che fu possedimento vescovile, è uno dei più antichi quartieri di Valleggia) raggiungendo il sito dove poi nacque l’edificio religioso e, attraversando con un guado il torrente Quiliano presumibilmente in località Pilalunga giungeva in Val Quazzola (La via Aemilia Scauri che attraversava la Val Quazzola, viene citata persino da Cicerone come “difficillimum ad iter faciendum”, ovvero come “difficilissima da percorrere”), attraversandola ed arrivando a Cadibona e di qui il Piemonte: più precisamente Acqui e l’antica Derthona, ovvero l’odierna Tortona.
E’ chiara l’importanza di questa via commerciale: le merci scaricate presso il Portus Vadorum di Vada Sabatia, attraverso la Val Quazzola giungevano in Piemonte e, di qui, in tutto il nord Italia.
Ritornando dunque alla chiesa del Santissimo Salvatore di Valleggia, abbiamo un’altra sua citazione in un documento del 1221, il quale la colloca chiaramente lungo la via che da Vado Ligure andava a Quiliano, e di qui proseguiva lungo la via Trium Poncium (“Dei Tre Ponti”) utilizzando i ponti romani ancora esistenti.

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