Informazione web della Comunità di Quiliano

free wifi quiliano

P.zza Costituzione
Biblioteca

“PROVATECI MA STATE SERENI”

Le impressioni e i consigli ai giovani artisti emergenti di Matteo Gabbianelli, leader della band dei kuTso, protagonista della serata finale della rassegna Musaq – Music & Street Art Quiliano Contest ANDREA OLIVERI E’ impossibile inquadrare in poche righe e definizioni standard un personaggio eclettico e multiforme come Matteo Gabbianelli: frontman della band dei kuTso, […]

Le impressioni e i consigli ai giovani artisti emergenti di Matteo Gabbianelli, leader della band dei kuTso, protagonista della serata finale della rassegna Musaq – Music & Street Art Quiliano Contest

ANDREA OLIVERI

E’ impossibile inquadrare in poche righe e definizioni standard un personaggio eclettico e multiforme come Matteo Gabbianelli: frontman della band dei kuTso, e quindi cantante e compositore, ma anche produttore per altri artisti e fonico, nel corso di una ventina d’anni ha saputo ritagliarsi un posto di prestigio nell’ambiente musicale italiano, anche attraverso un ventaglio di esperienze e palcoscenici importanti come il Festival di Sanremo e il Concerto del Primo Maggio a Roma e collaborazioni con artisti del calibro di Alex Britti, Fabrizio Moro, Nobraino, Motel Connection, A Toys Orchestra, Marta sui Tubi e Linea 77; il tutto sempre all’insegna della ricerca di suono, originalità e sperimentazione, ovvero i punti cardini della sua band, i kuTso, protagonisti a Quiliano nella serata finale del Musaq – Music & Street Art Quiliano Contest lo scorso 2 settembre.
“Insistete perché è importante sensibilizzare e abituare i ragazzi a quello che è lo stare insieme con la musica – esordisce Gabbianelli, al termine del concerto sul palco di San Pietro in Carpignano – cioè riuscire a connettersi e fare festa insieme a chi sta sul palco”.
Il leader dei kuTso si è detto soddisfatto della serata, nonostante il pubblico non numerosissimo – probabilmente per il progressivo slittamento ad un’ora sempre più tarda causato dai normali ed inevitabili tempi tecnici occorsi ai gruppi che li hanno preceduti (tra finalisti ed ospiti si sono esibiti ben dieci artisti) o per il clima dell’area di San Pietro, non proprio consono ad una serata di fine estate – ma pronto e ricettivo nel farsi trascinare dalla musica: la band romana, composta oltre che da Matteo Gabbianelli, da
Brian Riente  alla chitarra, Luca Lepore al basso e Bernardino Ponzani alla batteria, è salita sul palco che erano ormai le undici ma ciò non le ha impedito di suonare per quasi due ore, proponendo al giovane pubblico quilianese il meglio del loro repertorio. Grande spazio hanno trovato i brani dell’ultimo album “Che effetto fa?” (2018), come la title track, “Manzoni Alieni”, “Disoccupato”, “Uno + Una” e “Il segreto di Giulio”, che hanno fatto da cornice a quelli più recenti usciti negli ultimi due anni e unicamente come singoli in digitale, vale a dire “E’ No è”, “C’é già gente” e “Potete uscire”, quest’ultima composta durante il lockdown. La creativa e contagiosa comunicatività di Gabbianelli, abile a coinvolgere e dotato di voce come pochi, convince subito i presenti a lasciarsi andare ed essere parte attiva dello show, e ciò si è visto soprattutto durante l’esecuzioni di brani meno recenti come “Questa società”, “Eviterò la terza età” e “Elisa”. E, visto che ci si trova in Liguria, Gabbianelli – oltre a schierarsi apertamente a fianco dell’amministrazione quilianese contro il progetto del rigassificatore tra Savona e Vado Ligure – ne ha approfittato pure per omaggiare De André in una tirata versione elettrica ed aggiornata della celebre “Canzone dell’Amore Perduto”. Un’esibizione applauditissima e indimenticabile per chi c’era ma che avrebbe meritato senza dubbio una platea ben più vasta.

Il leader dei kuTso si è detto comunque soddisfatto della serata e del contest, grazie al quale si sono potuti esibire giovani artisti emergenti: “E’ determinante avere al proprio fianco delle persone che credono in te e fanno il tuo bene ma lo devono saper fare senza commettere troppi errori sulla tua pelle – spiega, e questo vale sia per etichette, produttori, manager o editori – da soli si può fare tanto ma se non si ha il consenso e l’aiuto di qualcuno che sia capace, lavorare in questo mondo è quasi impossibile”.

Gabbianelli ben conosce il lavoro lungo e delicato che c’è dietro alle produzioni musicali e alla fatidica domanda se sia meglio per un giovane emergente scegliere il dorato ma piatto e massificante mondo delle major piuttosto che quello vitale, meno limitante ma anche meno proficuo in termini di guadagno di una label indipendente, risponde: “Meglio un’etichetta indipendente che ti porti verso una major perché i soldi ce li hanno le major”.
Tuttavia il poliedrico artista non è giunto alla serata conclusiva del Musaq unicamente nelle vesti del musicista, bensì anche in quelle di produttore e manger: “Ho sentito quasi tutti i ragazzi ma io sono un po’ di parte – scherza un po’ imbarazzato quando gli viene chiesto quali artisti gli siano piaciuti di più tra i finalisti – quelli che mi hanno incuriosito di più sono Fra Sorrentino e Margò sennò non li avrei scelti come produttore artistico e manager!”. Detto ciò, Matteo Gabbianelli non si tira infine indietro nel dispensare consigli importanti a chi intende provare a entrare nel mondo della musica: “Siate determinati e cercate di non farvi scappare nessuna occasione – consiglia – però state sereni, sennò rischiate di rompervi i coglioni e smettere dopo tre anni. Fate tutto ma ad un certo punto disamoratevi, staccatevi e non ci morite dietro perché non ne vale la pena”.

Articoli correlati

Di