Cadifugio, nato come scuola, ha “insegnato” agli abitanti di Cadibona la solidarietà e l’amicizia e con il tempo è stato trasformato in un rifugio in grado di accogliere che transita per l’Alta Via, ma anche quanti vogliono trovare un riposo nel fresco e nel verde a pochi minuti da mare.
MARTA DELFINO
Cadifugio è un neologismo, è la fusione tra le parole Cadibona e rifugio. Ed è proprio da questo concetto che Silvio Pirotto, membro di Cadifugio, inizia a raccontarci la storia di questo edificio e della sua metamorfosi avvenuta nell’ultimo decennio.
La struttura è quella delle ex scuole di Cadibona, edificata negli anni ’50 per un centinaio di bambini che animavano la località. Negli anni ’90 per carenza degli stessi il ruolo dell’edificio cambia e grazie all’allora amministrazione comunale diventa un Rifugio Escursionistico.
A seguire nel 2015 viene creata l’associazione Cadifugio, nata dalla proloco e da un gruppo di volontari amanti del territorio, che ancora oggi si occupa e si prende cura della struttura e degli ospiti.
Le prime riunioni furono fatte per discutere dell’installazione di un ripetitore a Cadibona e da allora questo è diventato luogo per incontrarsi e fare progetti.
Pirotto sottolinea quanto sia importante il lavoro dei volontari, mossi da una filosofia “sociale”, come la definisce lui, quindi dedicata alla socialità. Gli ospiti principali della struttura sono quindi gruppi provenienti dal mondo ecclesiastico, boy-scout, campi estivi per bambini e naturalmente escursionisti che percorrono l’Altavia.
Cadifugio sviluppa il tema della socialità anche attraverso feste, sagre, buon cibo e buon vino, un luogo quindi dedicato allo stare insieme e alla condivisione.
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