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SILVIO TORCELLO

 ANDREA OLIVERI Il 22 settembre 1944 il partigiano Janot era intento a raccogliere nocciole nei pressi dei prati di San Giacomo delle Tagliate, località tra Mallare, le Rocce Bianche e il Monte Alto. Si era offerto come volontario ai suoi compagni del distaccamento Calcagno, all’interno del quale militava. Un compito facile per lui, Silvio Torcello, […]

 ANDREA OLIVERI

Il 22 settembre 1944 il partigiano Janot era intento a raccogliere nocciole nei pressi dei prati di San Giacomo delle Tagliate, località tra Mallare, le Rocce Bianche e il Monte Alto. Si era offerto come volontario ai suoi compagni del distaccamento Calcagno, all’interno del quale militava.
Un compito facile per lui, Silvio Torcello, nato in Francia da famiglia quilianese, combattente per lavoro nelle avanguardie Fasciste non ancora ventenne e per vocazione poco tempo dopo – e dalla parte opposta – nelle fila delle Brigate Rosse Internazionali durante la guerra civile spagnola del 1937.
È proprio a fianco dei garibaldini italiani nella battaglia sull’Ebro contro i fascisti del generale Franco che viene ferito alla spalla destra ed è all’indomani della caduta del governo mussoliniano che è tra i primi a salire sui monti per affrontare la lotta di Liberazione. Non prima di aver provato sulla propria pelle la detenzione in diversi campi di concentramento francesi per i reduci di Spagna, nonché il confino di polizia a Ventotene, una volta rimpatriato in Italia, nel ’41.
Quel pomeriggio d’autunno del ’44 giunsero sul prato di San Giacomo, intorno alle 17, due camion di Bande Nere e San Marco per recuperare una carretta requisita loro dai partigiani; nonostante una densa nebbia impedisse ogni visibilità, riuscirono ad individuare Torcello il quale, colto di sorpresa, tentò la fuga.
All’ordine dei repubblichini di fermarsi, Janot non rispose, causando l’immediata reazione dei nemici che gli fecero fuoco addosso.
Colpito alla nuca, il quarantenne morirà sul sentiero che da San Giacomo porta al Monte Alto, sede del campo base del Calcagno.
Il suo nome verrà successivamente imposto ad un distaccamento della terza Brigata Garibaldi “Libero Briganti” e sul luogo della sua uccisione, accostato al bosco e visibile dalla strada che conduce a Mallare, verrà eretto un cippo in pietra in sua memoria.
In quel luogo sembra ancora di sentirlo, Janot: “Se nessuno fa niente, il fascismo rimane per sempre” era solito rispondere a chi gli chiedeva il perché della sua lotta.

Silvio Torcello (Contes, Francia, 1904 – San Giacomo, Quiliano, 1944)

FONTI:
G. Patrone, I primi cinquant’anni del Novecento quilianese: Quiliano 1900-1945: scelte amministrative e avvenimenti (Coop. Tipograf, Savona, 2015)
R. Lavagna, N.Ottonelloa, “Li hai visti i ribelli?”, Tipografia “La Stampa”, Vado Ligure (SV) 2008
Testimonianza di Irma Torcello, in Articolando Il giornalino del C.C.R di Quiliano (2005)

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