ANDREA OLIVERI
Quello di Watenstedt fu l’ultimo campo di concentramento a essere liberato dagli alleati alla fine del secondo conflitto mondiale: era un campo di lavoro fuori Amburgo, collegato a quello di Neuengamme e prima della guerra aveva ospitato numerosi lavoratori italiani impiegati nelle fornaci e nella produzione bellica. Tra gli internati vi fu anche il saldatore quilianese Giovanni Battista Brandini che sotto il nome di ‘Galinottino’ combatteva a fianco della Brigata SAP Don Peluffo nella lotta di Resistenza, Convinto antifascista della prima ora, uomo serio e riservato ma sempre disponibile ad aiutare gli altri, fu tra quei volontari civili, senza divisa e non militarizzati che svolgevano clandestinamente azioni di sabotaggio, di propaganda contro la guerra e il regime, di sensibilizzazione alla diserzione dei soldati ancora fedeli alla nuova repubblica di Salò. Per non destar sospetti, i ‘sappisti’ vivevano una vita normale, ma erano attivi nel causare scompiglio nelle città, nei quartieri, nelle campagne dove c’era un attento controllo dei nazifascisti. Il primo marzo 1944 Giobatta venne arrestato da questi ultimi, non nel mezzo di un’azione sappista bensì nel suo posto di lavoro, lo stabilimento Brown Boveri di Vado Ligure, durante lo sciopero generale delle fabbriche a cui aveva aderito lui e numerosi altri operai della zona e del Nord Italia, in un coraggioso atto di protesta contro la guerra e gli invasori tedeschi; venne perciò condannato alla deportazione in un campo di concentramento in Germania, fatto che il più delle volte significava morte certa, solo più lenta e atroce di quella che sarebbe sopraggiunta in seguito alla fucilazione diretta. Per di più, Brandini aveva sviluppato, durante il suo impiego come operaio specializzato una forma di sordità e ciò costituiva un ulteriore svantaggio per lui, nello spietato sottomondo del lager. Ciononostante riuscì a sopravvivere e, una volta evacuato il sottocampo tedesco, venne rimpatriato. Non passò neanche un anno dal ritorno a casa che venne chiamato a svolgere un grande compito: nel 1946 era morto Andrea Aonzo e il Comune di Quiliano aveva bisogno di un nuovo sindaco; fu così che a Giobatta Brandini vennero consegnate le chiavi del Municipio quilianese, che conservò con cura e impegno fino al 1951, anno in cui gli subentrò Giuseppe Alemanni. Due anni dopo, Giobatta morì e, per una strana coincidenza, proprio nel giorno del 25 aprile.
Giobatta Brandini (Quiliano, 1898 – 1953)
FONTI:
G. Patrone, I primi cinquant’anni del Novecento quilianese: Quiliano 1900-1945: scelte amministrative e avvenimenti (Coop. Tipograf, Savona, 2015)
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