ANDREA OLIVERI
Tiassano, caratteristica e arroccata borgata di Valleggia, è considerata come “la Patria e l’esempio della Democrazia quilianese”: tra il 1920 e il 1945 fu infatti uno dei pochi luoghi a non farsi mai domare dal regime fascista. L’avversione totale della popolazione alla dittatura fece sì che diventasse un vero centro nevralgico durante la lotta di Resistenza: molti suoi cittadini s’impegnarono direttamente sia come combattenti in montagna sia come volontari nella squadra d’azione patriottica locale, in alcuni casi arrivando a ricoprire incarichi di responsabilità e dirigenza nei distaccamenti e nelle brigate partigiane. Tra questi ci fu senza dubbio Tancredi “Zazà” Vallarino che nel 1943 fuggì dal borgo valleggino dove abitava con la famiglia per salire in montagna: qui, formò con altri antifascisti il primo Distaccamento “Francesco Calcagno”, divenendone in poco tempo il Comandante. Capelli neri, baffi spioventi e occhi azzurri che contrastavano con la carnagione scura del viso, il partigiano Zazà aveva già un curriculum militare di tutto rispetto, avendo partecipando alle campagne di Francia, Grecia e Russia: in quest’ultima aveva perso il fratello maggiore Proferio. Dopo l’8 settembre fu tra i promotori di rischiose riunioni clandestine per organizzare azioni contro i nazi-fascisti che avvenivano di notte in un vecchio teccio nelle campagne di Tiassano. Sempre in prima linea in numerose imprese di sabotaggio e combattimento, rimase ferito da schegge di granata nella grande battaglia alle Rocce Bianche del novembre ’44, ma ciò non fermò la sua corsa e la sua sete di libertà: non passò un mese che venne chiamato a svolgere il ruolo di vice comandante e ufficiale delle operazioni nella terza Brigata ‘Libero Briganti’. Il giorno della Liberazione scese dai monti, a piedi nudi, proprio nella sua Valleggia e riprese il suo lavoro di contadino. Un personaggio non allineato Tancredi, abituato a pensare con la propria testa: non tollerava l’estremismo e le posizioni settarie e condannò senza mezzi termini i fatti di rivalsa personale che accaddero nei mesi successivi al ritorno a casa, definendoli “atti che portavano solo discredito a chi aveva svolto la Resistenza in modo corretto e onesto”. L’esperienza della guerra non era riuscita a spegnergli l’umorismo né a privarlo della semplicità, modestia e voglia d’impegnarsi per gli altri: nel 1946 venne eletto nel Primo Consiglio Comunale del Comune di Quiliano e ricoprì la carica di assessore e vice sindaco dal 1948 al 1951. Negli anni Sessanta ritornò in Amministrazione come assessore e fu consigliere comunale fino all’inizio del decennio successivo. Tancredi Vallarino lavorò con impegno anche all’interno della SMS Aurora e si cimentò perfino nell’insegnamento del gioco del calcio con i giovani di Valleggia, gli stessi cui amava ripeteva la sua filosofia: “Non c’è vita senza ideale”.
FONTI:
G. Patrone, Il racconto di Luigi, Una storia di libertà e antifascismo quilianese (Coop. Tipograf, Savona, 2016)
A. Tallarico, “Non c’è vita senza ideale”, Il messaggio del partigiano Zazà ai giovani di Quiliano in I Resistenti, Perodico della Resistenza e dei combattenti, N° 4 – Dicembre 2012 (A.N.P.I., Savona, 2012)
R. Lavagna, N. Ottonello, “Li hai visti i ribelli?”, Tipografia “La Stampa”, Vado Ligure (SV) 2008
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