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LA COSTITUZIONE ITALIANA, FIGLIA DELLA RESISTENZA

ANDREA OLIVERI La Costituzione italiana, con i suoi settantatré anni di età, è una delle più giovani del mondo occidentale: venne approvata, come grande strenna natalizia, il 22 dicembre 1947 dai deputati dell’Assemblea Costituente e promulgata cinque giorni dopo, per entrare poi in vigore dal primo giorno del gennaio 1948. Ma la sua vera origine […]

ANDREA OLIVERI

La Costituzione italiana, con i suoi settantatré anni di età, è una delle più giovani del mondo occidentale: venne approvata, come grande strenna natalizia, il 22 dicembre 1947 dai deputati dell’Assemblea Costituente e promulgata cinque giorni dopo, per entrare poi in vigore dal primo giorno del gennaio 1948.
Ma la sua vera origine risale a qualche tempo prima, precisamente “sulle montagne dove combatterono i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati” per riscattare la libertà e la dignità di tutti gli uomini attraverso la Resistenza al fascismo e al nazismo.
Prende le mosse già nelle sue battute iniziali proprio contro quel potere dittatoriale da cui l’Italia era stata oppressa per oltre vent’anni: “L’Italia ripudia la guerra” e il fascismo, si legge nei primi emendamenti, un monito a tutti i cittadini, presenti e futuri, per non ripetere gli errori del passato. Il Paese era uscito devastato dalle conseguenze dell’occupazione tedesca e le ferite della guerra civile tra il Comitato di Liberazione Nazionale e i residui dei comparti fascisti della Repubblica di Salò erano ancora aperte. Inoltre, forte era lo sdegno verso un capo di Stato, re Vittorio Emanuele III che, invece di assumersi la responsabilità di formare un nuovo governo all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre ’43, abbandonò il popolo a sé stesso, consegnando il Paese al caos e ai nazisti. Fu quindi inevitabile dare la parola agli italiani per scegliere fra monarchia e repubblica e legittimo fu il fatto che la maggioranza votò, il 2 giugno 1946, per quest’ultima.
Era nata la ‘res’ del popolo, ma serviva ancora una carta dei diritti e dei doveri adeguata a garantirne l’ordinamento; a tale scopo venne eletta l’Assemblea Costituente, che dopo un intenso anno di lavori, arriverà a stilare una ‘Legge fondamentale’ per la vita democratica della Repubblica, contenente quei principi inviolabili dell’uomo che regolano ancora oggi, con pochissime varianti, il meccanismo istituzionale italiano.
La Costituzione contiene i principi e le regole fondanti del vivere civile; non si è limitata a restaurare tutti quei diritti calpestati negli anni del totalitarismo, anzi, ha promulgato per la prima volta l’idea che proprio quei diritti potessero mutare da privilegi per pochi a opportunità di tutti, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
È una Costituzione tesa a rimuovere qualsiasi ostacolo che possa essere d’intralcio allo sviluppo della vita dei cittadini, i quali sono chiamati a partecipare ‘attivamente’ alla vita e al progresso della società. Un motivo c’è se è considerata come ‘la più bella del mondo’. Tuttavia, non deve mai essere considerata ‘lettera morta’, perché rimane, come scrisse Pietro Calamandrei, uno dei padri costituenti, come un programma in divenire, “un impegno di lavoro” da sviluppare e da migliorare nel tempo.
Perciò ha bisogno della volontà e del contributo costante di ciascun cittadino.

FONTI:

www.wikipedia.org

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