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IL PRATO DI LAURA (36)

USI E BENEFICI DELLA CAROTA SELVATICA   Una specie considerata infestante, è ovunque, anche in luoghi aridi e sul ciglio delle strade. Già citata da Plinio e raffigurata negli affreschi di Pompei, è nota per il suo elevato contenuto di vitamine e sali minerali, ma viene anche consigliata per le sue proprietà antinfiammatorie, diuretiche e […]

USI E BENEFICI DELLA CAROTA SELVATICA

 

Una specie considerata infestante, è ovunque, anche in luoghi aridi e sul ciglio delle strade. Già citata da Plinio e raffigurata negli affreschi di Pompei, è nota per il suo elevato contenuto di vitamine e sali minerali, ma viene anche consigliata per le sue proprietà antinfiammatorie, diuretiche e per la cura della pelle. L’uso in cucina, diffuso inizialmente dagli Arabi, è indicato per preparare il “prebuggiùn”, insalate, o insaporire pasta e minestroni.

 

LAURA BRATTEL

 

 

NOMI COMUNI: Carota selvatica

NOME SCIENTIFICO: Daucus carota

NOME DIALETTALE QUILIANESE: carótta

 

FAMIGLIA: Apiaceae (o Umbelliferae)

 

DESCRIZIONE DELLA SPECIE

Pianta erbacea annuale o biennale, con lunga radice a fittone di colore giallastro, carnosa e fusiforme. Mostra fusti eretti, generalmente pelosi, talvolta striati. Il fusto può essere semplice o ramificato. Le foglie, di aspetto assai variabile, sono pennatosette ed hanno segmenti profondamente incisi, più o meno lineari. Se stropicciate, emanano il caratteristico odore di carota che tutti conosciamo. L’infiorescenza ad ombrella può avere un diametro dai 5 ai 7 cm e può contare dai 20 ai 40 raggi, ossia peduncoli che portano piccoli gruppi di fiorellini bianchi. Sui fiori possiamo osservare talvolta sfumature rossastre. Al centro dell’infiorescenza si trova un piccolo fiore di color porpora-nerastro. Al momento della fruttificazione i raggi si ritirano su se stessi, come per proteggere i semi. I frutti sono acheni ellittici striati longitudinalmente e provvisti di peli ispidi.

 

La carota selvatica (Daucus carota) mostra una rosetta di foglie basali che possiamo raccogliere durante la primavera, prima della formazione dell’infiorescenza

 

Le foglie della carota selvatica sono pennatosette ed hanno segmenti profondamente incisi; lo stelo ed il rachide centrale della foglia presentano una certa peluria. Se strofinate, le foglie emanano il caratteristico aroma

 

HABITAT

Si tratta di specie comune presente ovunque nel nostro Paese, considerata addirittura infestante. Abita i prati, gli incolti, i bordi delle strade. Predilige gli ambienti aperti e soleggiati, dove colonizza anche i suoli aridi e sassosi.

 

La carota selvatica cresce ovunque, anche in luoghi asciutti ed aridi e sul ciglio delle strade, ed è considerata infestante

 

PROPRIETÀ OFFICINALI

La carota contiene molte vitamine, tra cui B1, B2, C, D, E, provitamina A. È anche ricca di sali minerali, oli essenziali, che donano il caratteristico aroma, pectine, flavonoidi ed altri metaboliti vegetali interessanti per la salute. Dal punto di vista officinale la parte della pianta più interessante è la radice. Questa, oltre ad essere vitaminica e rimineralizzante, viene consigliata per le sue proprietà antinfiammatorie, espletate soprattutto a livello di stomaco ed intestino. La carota ha proprietà diuretiche e depura l’organismo, in quanto decongestiona il tratto intestinale, di conseguenza si dimostra anche in grado di stimolare le difese immunitarie. L’infuso dei semi è un buon digestivo, inoltre dona sollievo a chi soffre di affezioni delle vie urinarie. Viene infatti suggerito nei casi di cattiva digestione ed alitosi, cistite, gotta, edemi, calcoli urinari. Sembra anche essere utile per calmare dolori mestruali. La polpa della radice fresca decongestiona e purifica le pelli infiammate, lenisce le scottature, agisce come bioattivante cutaneo. L’olio essenziale di semi di carota, estratto a vapore, viene utilizzato in cosmesi nelle creme antirughe, miscelato ad altre essenze vegetali. Esercita una funzione protettiva nei confronti della pelle e ridona tono alle pelli secche e rugose. Viene proposto anche nei casi di eczemi, psoriasi e altri problemi dermatologici. I preparati a base di carota, dall’alto contenuto in beta-carotene, dovrebbero essere utilizzati sotto controllo medico.

 

Sui fiori della carota selvatica si possono notare talvolta delle sfumature di colore tendente al rosa o al rosso

 

CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE

Le denominazione scientifica della carota pare derivare dal verbo greco “διακαίω” (diakaìō), che significa “bruciare, infiammare, accendere”. Gli antichi, infatti, parlavano del “daucus” come pianta riscaldante. Greci, Latini, Slavi e Germani l’apprezzavano soprattutto per il profumo aromatico. Troviamo la carota raffigurata negli affreschi di Pompei e Plinio la cita per le proprietà cicatrizzanti, diuretiche e stimolanti nei confronti dell’apparato gastrico.

Abbiamo visto che la carota selvatica presenta una radice a fittone di colore bianco tendente al giallo. La varietà di carota commestibile che conosciamo oggi, invece (Daucus carota, sottospecie sativus), ha una radice a fittone molto polposa di colore arancio. La carote impiegate nella Roma imperiale erano ancora differenti da queste. Le piante infatti avevano radici sottili e nodose, dal gusto aspro e dal cuore biancastro, mentre la polpa era di un colore tendente al violaceo vinoso, definita “dura come la pietra”. Avevano un impiego prevalentemente medicamentoso, piuttosto che culinario, ed erano utilizzate in particolar modo come cicatrizzanti. Pare che l’impiego terapeutico abbia avuto origine nell’antico Egitto.

Secondo una certa medicina popolare intrisa di superstizione la carota avrebbe potuto addirittura curare l’epilessia. Se ne trova menzione in testi rinascimentali. Secondo questa leggenda occorreva cogliere il fiore della carota nelle notti di luna piena e prepararne una tisana. Oltre alla cura dell’epilessia tale rituale avrebbe pure favorito il concepimento!

L’uso della carota in cucina, invece, fu diffuso dagli Arabi, che importarono in Spagna un ortaggio già opportunamente modificato, ossia una cultivar molto più gradevole al palato. Furono poi i cuochi al servizio di Caterina De Medici, nobile fiorentina alla corte di Francia, dove andrà in sposa ad Enrico II, i quali durante il Cinquecento portarono ai massimi livelli l’impiego della carota in prelibate pietanze. Il colore arancione della cultivar attualmente in uso, come noi lo conosciamo, deriva dall’abilità degli agricoltori olandesi, che durante il Settecento riuscirono a selezionare questa sottospecie per onorare la casata degli Orange. Questi infatti si erano resi artefici della guerra di indipendenza contro il potere spagnolo, liberandone dal giogo i Paesi Bassi negli anni ‘80 del Cinquecento.

 

UTILIZZI IN CUCINA

Sotto il profilo alimentare, della carota selvatica la parte edibile di maggiore pregio non è la radice, bensì la rosetta di foglie basali. La si può consumare cruda in insalate primaverili, oppure cotta, fatta lessare insieme alle altre specie che compongono il nostro “prebuggiùn”, ma anche in purezza, per salvaguardare il particolare aroma. Possono essere quindi impiegate in vario modo: per farne frittate o polpette, per insaporire pasta o minestroni, come base per gustosi risotti o torte salate. Se ne può anche preparare un frullato o un pesto per condire la pasta o guarnire gli arrosti.

Poiché nella stessa famiglia cui appartiene la carota troviamo anche specie velenose dagli esiti anche mortali, quali la temibile cicuta, dobbiamo prestare particolare attenzione durante la raccolta. L’elemento che ci permette sicuramente di distinguere le due specie è l’odore: se strofiniamo le foglie della carota sentiremo l’inconfondibile aroma della carota. Per contro, la cicuta emana un odore sgradevole, acre e nauseabondo, che ricorda urina di topi o di gatti. Il fiore della cicuta, inoltre, non presenta il caratteristico fiorellino nero al centro dell’infiorescenza. Tuttavia, dal momento che quando raccoglieremo le nostre foglioline l’infiorescenza non sarà ancora presente,  l’olfatto resta il nostro maggior alleato per riconoscere le due specie.

Nel dubbio, d’altronde, è sempre meglio astenersi dal raccogliere.

 

LA RICETTA

 

Foglioline di carota selvatica saltate in padella

 

Ingredienti: Foglie di carota selvatica, aglio, capperi, acciughe sotto sale, olio extra vergine di oliva.

Raccogliere, mondare e lavare bene le rosette basali delle carote selvatiche. Regolate la quantità in base alle esigenze personali. Mi raccomando di eseguire sempre la prova olfattiva. Far lessare in acqua bollente salata le foglioline. Se sono tenere, saranno sufficienti anche soltanto 5 o 10 minuti, ma se la stagione è già avanzata e le foglie si presentano più coriacee, facciamole lessare per un quarto d’ora. Con l’esperienza il raccoglitore saprà fare in modo di regolare il tempo di cottura. Quando le nostre foglie di carota selvatica saranno ben cotte, le porremo in una padella con un filo d’olio extra vergine di oliva, insieme a qualche cappero, un paio di filetti d’acciuga sotto sale, che sarà bene lavare accuratamente per eliminare il sale in eccesso, uno spicchio d’aglio. La quantità di aglio, capperi ed acciughe potrà anche variare in base ai gusti personali.

Lasciare insaporire ed appassire le foglioline nella nostra padella, e servire come saporito contorno.

 

 

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