BORRAGINE, ERBA DELLA GIOIA
Omero la usava come antidepressivo, i Romani ci curavano la tristezza, a Quiliano per farci la torta pasqualina
LAURA BRATTEL
NOMI COMUNI: Boràgine o borràgine o borràggine o borràna
NOME SCIENTIFICO: Borago officinalis
NOME DIALETTALE QUILIANESE: buròxe
FAMIGLIA: Boraginaceae
DESCRIZIONE DELLA SPECIE
Pianta erbacea annuale con fusti eretti e ramosi, alta fino a 60 cm circa. Ha foglie ovali ellittiche di un bel colore verde scuro, riunite in rosetta basale. Le foglie si presentano ruvide al tatto perché ricoperte da una fitta peluria ispida.
I fiori, di breve durata, sono composti da cinque petali di colore blu-violetto, disposti a stella.
I frutti sono acheni marroni contenenti piccoli semi, molto graditi alle formiche.
HABITAT: Specie comune diffusa ovunque in Italia, predilige terreni ben sciolti e concimati, ragion per cui la si rinviene soprattutto negli incolti e nelle zone prative sotto uliveti e frutteti, ma ama anche i siti ruderali e le zone antropiche abbandonate.
PROPRIETÀ OFFICINALI
Come specificato dal suo nome di specie, “officinalis”, la borragine è pianta nota da lungo tempo per le sue virtù terapeutiche. Ricca di sali minerali quali calcio, potassio, fosforo, magnesio, ferro e vari altri, oltre a vitamine, mucillagini, tannini, flavonoidi e acidi grassi essenziali come l’Omega-6, è una pianta estremamente interessante per i suoi impieghi salutistici.
Nella medicina popolare è utilizzata per le sue proprietà depurative del sangue, e contro tosse, mal di gola e malattie da raffreddamento, grazie alle sue caratteristiche emollienti, espettoranti e tossifughe. Per uso esterno, le proprietà antinfiammatorie della borragine esercitano il loro benefico effetto mediante impacchi e preparati contro reumatismi e dermatiti (irritazioni ed eczemi).
A livello farmaceutico dai semi viene estratto un caratteristico olio, mediante spremitura a freddo, dalle spiccate proprietà antinfiammatorie e ricco di acido linolenico, uno degli acidi grassi insaturi essenziali per l’organismo.
È comunque bene ricordare di non esagerare nell’utilizzo e nel consumo delle parti aeree di questa pianta, in particolar modo le foglie, in quanto contengono anche, in piccola misura, alcaloidi pirrolizidinici, sostanze nocive per il fegato e a livello cellulare.
CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE
In passato la borragine fu usata spesso come energizzante e stimolante.
Gli antichi Greci la consigliavano per curare il mal di testa da sbronza, i Celti per infondere coraggio ai guerrieri prima di affrontare una dura battaglia, gli antichi Romani l’aggiungevano al vino per curare malinconia e tristezza.
Plinio il Vecchio la chiamava “Euphrosinum”, perché rende euforici, e riteneva fosse proprio questa la pianta citata da Omero quale costituente principale del suo “nepente”, un farmaco in grado di curare tutti i dolori e sconfiggere sconforto e malumore. Il naturalista romano ne suggeriva il consumo nel vino, in quanto, secondo lui, avrebbe recato oblio e spensieratezza; a tal proposito, riportava un antico verso latino: “Ego Borago – Gaudia semper ago”.
L’uso dei preparati a base di borragine come antidepressivi erano diffusamente noti in tutta Europa: non è un caso che il nome gallese di questa pianta sia “llawentys”, che significa “erba della contentezza”.
Molti studiosi, nel corso dei secoli, dal medioevo fino ai giorni nostri, ne esaltarono le virtù officinali, sia antinfiammatorie che antidepressive: tra questi ricordiamo la monaca filosofa e naturalista tedesca Ildegarda di Bingen, vissuta nell’XI secolo, e il filosofo inglese sir Francis Bacon, vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento.
UTILIZZI IN CUCINA
Le foglie della borragine in cucina sono molto apprezzate e vengono utilizzate in svariate preparazioni: pansotti, ravioli, torte di verdura, minestre, frittate, inoltre le foglie giovani e tenere vengono anche consumate crude in insalate. Le foglie più grandi perdono il loro aspetto ispido una volta sbollentate o cotte.
Da noi in Liguria è usuale preparare i caratteristici “frisceu”, sorta di frittelline, ripassando le foglie della borragine in una pastella formata da farina, acqua (meglio se gassata) e a piacere un uovo, e successivamente facendo friggere. Se ne ottiene uno “street food” o “finger food” piacevole al palato e dalle virtù salutari.
Nella vallata del Quiliano la borragine veniva tradizionalmente usata in purezza per la preparazione della classica torta pasqualina.
LA RICETTA
Torta pasqualina della vallata del Quiliano
Ingredienti:
Un mazzo abbondante di foglie di borragine (circa un chilo), 600 gr di farina, una manciata abbondante di formaggio grattugiato (pecorino stagionato, o Parmigiano, o Grana), 6 uova, 100 gr di prescinsêua, a piacere un mestolo di besciamella (da preparare con burro, farina e latte), poche foglioline di maggiorana fresca, noce moscata, olio extra vergine di oliva, sale, acqua quanto basta.
Procedimento:
Disporre la farina a fontana sul piano di lavoro e aggiungere due cucchiai di olio extra vergine di oliva e un pizzico di sale. Incorporare gradualmente l’acqua fino ad ottenere un impasto omogeneo, che andrà lavorato per alcuni minuti al fine di renderlo liscio ed elastico. A questo punto dividere il panetto ottenuto in cinque o sei parti uguali che andranno spolverate di farina e avvolte ciascuna in un panno, quindi lasciate riposare per almeno un’ora.
Nel frattempo lavare e tagliare le foglie di borragine e scottarle appena un istante in acqua bollente. Volendo, si potrebbero anche usare a crudo, perché sono estremamente fragili. Mettere la verdura su un tagliere e ripassarla con la mezzaluna, quindi adagiarla in una ciotola, dove verranno unite tre uova, una manciata abbondante di formaggio grattugiato, la prescinsêua, poche foglioline di maggiorana fresca, una grattugiata di noce moscata e una presa di sale. A piacere, è possibile preparare una besciamella con una noce di burro, un cucchiaio di farina e poco latte, ed aggiungerla al composto. Amalgamare bene.
Riprendere l’impasto e stendere ciascuna palla di pasta con un mattarello. Ungere una teglia e stendervi la prima sfoglia, versarvi il composto e in questo ripieno creare delicatamente tre fossette dove sgusciare tre uova. Ricoprire con una delle sfoglie, ungerla bene d’olio e ricoprire con la seconda sfoglia, ungere ancora d’olio e procedere in questo modo fino ad esaurimento delle sfoglie.
Mettere in forno preriscaldato a 200°, dove la torta pasqualina verrà cotta per circa 45 minuti, finché la pasta appaia ben dorata.
IL PRATO DI LAURA (6) continua
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