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IL PRATO DI LAURA (28)

LE VIRTÙ DELLA CALENDULA DEI CAMPI   Fiorisce più volte, dalla primavera all’autunno, come i cicli mensili della luna. Utilizzata per le infiammazioni e la cura della pelle, ma ottima anche in cucina per il prebuggiùn e le insalate. Una specie che nell’antichità rappresentava il dolore in amore, mentre per i Cristiani la figura di […]

LE VIRTÙ DELLA CALENDULA DEI CAMPI

 

Fiorisce più volte, dalla primavera all’autunno, come i cicli mensili della luna. Utilizzata per le infiammazioni e la cura della pelle, ma ottima anche in cucina per il prebuggiùn e le insalate. Una specie che nell’antichità rappresentava il dolore in amore, mentre per i Cristiani la figura di Maria, “sposa del sole”.

 

LAURA BRATTEL

 

NOMI COMUNI: Calendula o calendola dei campi, fiorrancio selvatico.
NOME SCIENTIFICO: Calendula officinale
NOME DIALETTALE QUILIANESE: margherìtta, margàita

FAMIGLIA: Asteraceae (o Compositae)

 

DESCRIZIONE DELLA SPECIE

Pianta erbacea annuale o biennale, con fusto eretto molto ramificato. Le foglie alterne di colore verde chiaro hanno forma spatolata (ricordano una spatola) e sono piuttosto appiccicose al tatto.
I fiori sono numerosi, disposti in capolini solitari, di un colore aranciato virante al giallo dorato. I fiori ligulati esterni femminili (quelli che appaiono come petali) ripetono lo stesso colore dei fiori tubulari interni, ermafroditi.
Il frutto è un achenio (seme) ricurvo, che si presenta in tre forme diverse, a seconda della posizione all’interno del capolino. Più si trova in posizione interna, più appare raggomitolato su se stesso.

 

HABITAT

La calendula dei campi cresce in ambiente tipicamente mediterraneo, con alcuni sconfinamenti verso nord, fino ai 600 m di altitudine. Predilige i terreni calcarei, e possiamo trovare la specie sui bordi stradali, in terreni incolti, nelle zone ruderali, in campi e vigneti.

 

Specie tipicamente mediterranea, la calendula vive in terreni incolti, in zone ruderali, in campi e vigneti, sui bordi stradali

 

PROPRIETÀ OFFICINALI

Con la calendula si possono realizzare oleoliti ed altri preparati officinali

Nella calendula dei campi si riscontra la presenza di flavonoidi, saponine, resine, oli essenziali, tracce di acido salicilico, beta carotene, licopene, luteina e xantine (queste ultime danno il caratteristico colore aranciato al fiore).
Questo importante complesso di sostanze conferisce alla pianta molteplici proprietà: antinfiammatorie, antisettiche, analgesiche, antispasmodiche, cicatrizzanti, riepitelizzanti, callifughe, sudorifere, febbrifughe, regolatrici del flusso mestruale.
Vediamone alcune nel dettaglio.
L’infuso di calendula si prepara mettendo un cucchiaio di fiori di calendula essiccati in una tazza in cui verseremo acqua bollente. È utile per regolarizzare le mestruazioni ed attenuare i dolori addominali che possono presentarsi in loro conseguenza. Aiuta anche a lenire eventuali infiammazioni del tratto digerente. Ne possiamo fare sciacqui e gargarismi in caso di infiammazione del cavo orale o mal di gola.
Aggiungendo al nostro infuso anche un cucchiaio di foglie essiccate della stessa specie avremo un buon effetto sudorifero e disinfiammante in caso di febbre, tosse, raffreddore. Per un’azione più efficace potremo farne un decotto: in tal caso lasceremo bollire in acqua foglie e fiori essiccati di calendula per un paio di minuti, prima di berne una tazza.
Per uso esterno impacchi di infuso o decotto giovano alle pelli arrossate o infiammate e sono in grado di ricostruire il tessuto epiteliale in caso di ferite da sfregamento o di scottature, ustioni o eritemi solari. Per un’azione più incisiva, in questo caso, possiamo utilizzare una quantità maggiore di fiori e foglie secchi per tazza di acqua bollente (2 o 3 cucchiai).
Un impacco effettuato con un infuso leggero di fiori può essere efficace in caso di occhi infiammati o arrossati.
L’aggiunta di una manciata di fiori secchi o del decotto all’acqua calda del bagno esercita un effetto addolcente, decongestionante, rilassante, idratante. Anche le mani molto screpolate traggono giovamento dall’immersione per 10 minuti in decotto di fiori e foglie di calendula.
Possiamo strofinare delicatamente sulla pelle del viso un batuffolo di cotone imbevuto di decotto per darle tono, vigore e luminosità, oltre che per combattere problemi di acne e punti neri, grazie ad una detersione profonda.
Con la calendula vengono anche preparati una tintura alcoolica, un aceto aromatizzato ed un oleolito, i cui utilizzi grosso modo sono equiparabili a quanto descritto sopra. Queste preparazioni durano nel tempo, ma devono essere conservate e dosate in modo accurato, per cui può essere consigliabile rivolgersi ad un erborista.
L’oleolito di calendula è anche un efficace antirughe, inoltre può essere usato sulla cute delicata del neonato al momento del cambio del pannolino. Può aiutare a lenire bruciore e prurito dovuti a punture di insetti e i dolorosi effetti del fuoco di Sant’Antonio.

 

CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE

Il nome di questo fiore deriva dal latino kǎlendae o cǎlendae, come era chiamato il primo giorno di ciascun mese presso gli antichi Romani. Tale nome sarebbe riferito al fatto che la calendula fiorisce più volte durante un lunghissimo periodo, che va dall’inizio della primavera all’autunno inoltrato. Come la luna, che torna ogni mese ristabilendo un nuovo ciclo e quindi richiamando nuove cǎlendae, così la calendula rifiorisce più e più volte, ciclicamente.
Secondo un’altra teoria, però, il termine calendula deriverebbe dalla parola greca κάλαϑος (kàlathos), che significa coppa o cesta, in questo caso il nome sarebbe riferito alla forma del fiore.
Un altro nome dato alla calendula sia da Greci che da Latini era Solsepium, cioè “seguace del sole”, perché i fiori si chiudono al calar del sole e si riaprono al mattino.
Ad essa sono legati numerosi miti e leggende di popoli molto distanti e diversi tra loro, segno che la calendula aveva suscitato attenzione e stupore.
Fin dall’antichità la calendula fu associata allegoricamente al sentimento del dolore in amore, per via dei petali che si richiudono la sera sopra al capolino del fiore. Perciò nell’antica Grecia la raffigurazione del dolore era tradizionalmente simboleggiata da un giovane che portava con sé una corona di calendule.
Secondo il mito greco la calendula sarebbe nata dalle lacrime della dea Afrodite, la Venere dei Romani, disperata per la morte del suo amante, Adone, assalito e trafitto da un cinghiale mandatogli contro da Ares (Marte), il geloso marito.
Al mito greco si affianca la leggenda romana, che vede Adone disputato tra Venere e Proserpina, moglie del dio degli inferi, per cui il bel giovane sarebbe stato costretto dal giudizio di Giove a trascorrere parte dell’anno sopra la terra e parte sottoterra. Anche in questo caso Adone, ucciso dal cinghiale mandato da Marte, muore. Dalla sua ferita sgorga sangue che a terra si trasforma in anemone, mentre dalle lacrime di Venere nasce la calendula, che come Adone è destinata a periodi di fioritura e periodi di morte.
Dall’altra parte dell’Oceano, tra i nativi messicani, era nata una leggenda sulla calendula ugualmente legata al dolore. Portate su suolo americano e diffuse dai “conquistadores”, le calendule sarebbero state le gocce di sangue nate dai morti indigeni, vittime dei conquistatori bianchi.
Per gli Inglesi le calendule rappresentano la gelosia, in quanto sarebbero state zitelle che, non essendo mai state amate, sarebbero morte trasformandosi in calendule gialle di rabbia.
Per i Cristiani la calendula è raffigurazione di Maria e viene definita “sposa del sole” per il suo aprirsi ai primi raggi mattutini ed anche “oro di Maria”, forse per la proprietà del suo infuso di alleviare i dolori mensili femminili. In Germania se ne adornano i buoi il giorno di Pentecoste.
Il suo utilizzo a scopo terapeutico ha radici antiche ed avvenne assiduamente fino al Medioevo, ma in seguito la calendula fu per molto tempo dimenticata, e riscoperta solo dalla medicina moderna.

 

UTILIZZI IN CUCINA

Le foglioline tenere della calendula possono essere usate a crudo in insalata, oppure possiamo raccogliere la rosetta di foglie basali per aggiungerla al nostro “prebuggiùn” e lessarla insieme alle altre verdure spontanee. Se ne possono anche fare saporite zuppe.
I fiorellini di calendula, ricchi di antociani e xantofille (o fitoxantine), che conferiscono loro il caratteristico colore intenso, vengono usati per colorare le pietanze: pasta, riso, brodi. In pratica sono usati in sostituzione dello zafferano, di cui ricordano un poco il sapore.
I boccioli possono essere raccolti e messi sottaceto come i capperi, mentre i fiori ripassati in pastella possono essere cucinati come frittelle. Tritati ed eventualmente uniti ad altri ingredienti, i fiori costituiscono la base per saporite salse e condimenti. Ricordiamo che oltre al sapore aromatico aggiungeranno una nota amarognola alla pietanza.
Possiamo cospargere le nostre insalate con i petali dei fiori, per renderle più vivaci e conferire una nota aromatica e balsamica.
È possibile preparare un aceto aromatizzato alla calendula mettendo 100 grammi di fiori in un litro di aceto di vino bianco e ponendo la bottiglia al sole per dieci giorni. Questo aceto fragrante può essere usato per insaporire insalate, salse, verdure cotte, zuppe e legumi.

 

I petali della calendula daranno alle nostre insalate un aspetto vivace ed un sapore aromatico

 

LA RICETTA

Risotto aranciato alla calendula

Ingredienti: riso (350 gr circa per 4 persone), cipolla o scalogno, petali di calendula, vino bianco, olio extra vergine di oliva, formaggio parmigiano grattugiato, brodo.

Preparare un soffritto con un trito di cipolla o scalogno in un paio di cucchiai di olio extra vergine di oliva, versare il riso, rimestare, aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco e lasciar evaporare. Quindi unire a mano a mano il brodo. Cinque minuti prima del termine della cottura versare una manciata di petali di calendula nel risotto, mescolando con cura, quindi mantecare con uno o due cucchiai di parmigiano grattugiato.
L’aspetto di questa pietanza sarà simile al risotto allo zafferano, con riflessi aranciati, e ne ricorderà il sapore balsamico.

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