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QUANDO SI “SEGNAVA” LA PAURA

Un tempo, quando non esistevano cure e medicine di cui oggi disponiamo, guaritori e guaritrici non solo segnavano malattie e disturbi fisici, ma anche malattie dell’anima. Oggi per i lettori di Quilianonline, spiegheremo come in passato e secondo la tradizione popolare si segnava la paura. SABRINA ROSSI     Anche le campagne del nostro territorio […]

Un tempo, quando non esistevano cure e medicine di cui oggi disponiamo, guaritori e guaritrici non solo segnavano malattie e disturbi fisici, ma anche malattie dell’anima. Oggi per i lettori di Quilianonline, spiegheremo come in passato e secondo la tradizione popolare si segnava la paura.

SABRINA ROSSI

 

 

Anche le campagne del nostro territorio un tempo pullulavano di antiche tradizioni, leggende, riti affascinanti, esoterismo. Guaritori e guaritrici avevano un ruolo fondamentale nella società del passato, perché conoscevano e praticavano le segnature, pratiche magiche che, secondo la tradizione popolare, permettevano di alleviare o addirittura far scomparire malattie e disturbi. Tutto questo in un tempo in cui medicine e cure efficaci ancora non esistevano. Non solo disturbi fisici, ma anche malattie dell’anima. Tra queste, la paura.

Stachys recta, “erba della paura”

Secondo il rito popolare, era necessario raccogliere delle erbe specifiche nei campi, la Stachys recta, più comunemente conosciuta come l’ “erba della paura”. Per la tradizione veniva utilizzata per togliere la paura e l’agitazione data da forti emozioni, ansia e spaventi, ma doveva essere raccolta il 24 giugno, giorno di San Giovanni, e conservata in piccoli mazzi a forma di pugno. Quest’erba veniva bollita in due litri d’acqua insieme a un pezzo di pane, un po’ di sale e un piccolo ramo di olivo benedetto. Nell’antichità, invece, si aggiungeva un pezzetto della candela benedetta durante la benedizione delle case e un frammento della stola del prete. Tutto veniva poi fatto bollire per due o tre ore in una pentola con un coperchio rovesciato e contenente del sale grosso. Una volta pronto, il contenuto doveva essere colato e introdotto in un catino tiepido sul pavimento. Sempre secondo la tradizione, la persona che aveva bisogno di questa segnatura doveva rimanere in piedi, mentre la guaritrice praticava il rito intingendo la mano nell’acqua e sfiorando il corpo del “paziente” per tre volte e in giorni specifici della settimana (giorni senza la “r”), da capo a piedi e su ogni lato. L’antica pratica esoterica doveva svolgersi sempre con la stessa mano e pronunciando sottovoce delle precise preghiere. Se nella bacinella d’acqua si formavano dei grumi, il rito doveva essere ripetuto finché l’acqua non risultava limpida e, quindi, fino alla scomparsa della paura. In quel caso, secondo l’antico rito, il “paziente” era guarito.

Tradizioni, riti, pratiche antiche che ancora oggi sono oggetto di studio e di ricerca per storici e appassionati.

Per saperne di più:

 

 

 

 

 

 

 

 

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