In un passato in cui non esistevano cure e medicinali efficaci, guaritori e guaritrici con un “dono” speciale praticavano le segnature.Interpretate come un atto d’amore verso il prossimo, venivano utilizzate per guarire persone da malattie, disturbi del corpo e dell’anima. Uno tra questi, le verruche.
SABRINA ROSSI
Proseguiamo questo viaggio nel passato tra guaritori, esoterismo e antichi riti. Oggi, per i lettori di Quilianonline.it parleremo di come, in un tempo lontano, si segnavano le verruche.
Le verruche, volgarmente chiamate anche “porri”, sono piccole escrescenze cutanee di forma rotondeggiante e ruvide al tatto che si presentano principalmente in giovane età sul dorso delle mani, delle dita, alle piante dei piedi. Sono legate a un’infezione virale che si trasmette attraverso la condivisione di oggetti e asciugamani per la cura delle unghie, camminando scalzi in luoghi pubblici oppure per contatto diretto. A volte, le verruche possono portare dolore se sottoposte a pressione.
Secondo la tradizione popolare, i guaritori distinguevano i “pazienti” tra maschi e femmine, perché, in questo caso, un segnatore poteva guarire solo quelli del suo stesso sesso; però il “paziente” non doveva guardare la verruca dopo la segnatura, al fine di una perfetta guarigione. Generalmente, secondo l’antico rito esoterico, qualsiasi procedura per segnare le verruche doveva svolgersi con la luna calante per essere più efficace. In caso contrario, con la luna crescente, si poteva ottenere l’effetto opposto, cioè un peggioramento.
Si potevano praticare diverse procedure per segnare le verruche, che non valevano solo per gli esseri umani, ma anche per gli animali. La procedura esoterica più comune consisteva nel tracciare tre segni della croce su ogni verruca con l’indice della mano destra, bagnato di acqua benedetta, oppure con crocifissi, medaglie o un pezzo di legno bruciato durante la notte di Natale. Durante questi momenti di gestualità il guaritore recitava delle formule con lo scopo di invocare la benedizione e la guarigione della persona malata da parte di Dio, della Vergine Maria, della Trinità.
Esistevano però, secondo la tradizione popolare, altri metodi che non comportavano l’uso di formule ma il contatto delle verruche con oggetti, che successivamente dovevano essere nascosti o abbandonati. Oggetti che potevano variare a seconda della località del segnatore: steli di giunco, fagioli, stuzzicadenti, grani di sale. Ulteriori metodi potevano sempre consistere nel tracciare segni della croce sulla verruca, ma con acqua prelevata da tre fonti differenti; o ancora, si sotterravano alcuni rametti di salice lungo un fosso pieno d’acqua in movimento pensando alla persona malata.
Storie, pratiche popolari e superstizioni curiose che ancora attirano l’attenzione di appassionati e studiosi per (ri)scoprire le nostre antiche tradizioni e il nostro passato.
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