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“SEGNARE” L’ERNIA

In un passato in cui non esistevano cure e medicinali efficaci, guaritori e guaritrici con un “dono” speciale praticavano le segnature. Interpretate come un atto d’amore verso il prossimo, venivano utilizzate per guarire persone da malattie, disturbi del corpo e dell’anima. Uno tra questi, le ernie. SABRINA ROSSI     Tra le varie malattie e […]

In un passato in cui non esistevano cure e medicinali efficaci, guaritori e guaritrici con un “dono” speciale praticavano le segnature. Interpretate come un atto d’amore verso il prossimo, venivano utilizzate per guarire persone da malattie, disturbi del corpo e dell’anima. Uno tra questi, le ernie.

SABRINA ROSSI

 

 

Tra le varie malattie e dolori del corpo che guaritori e guaritrici “curavano” attraverso le segnature, troviamo anche l’ernia. Si tratta di una fuoriuscita di un organo interno, o parte di esso, dalla parete del muscolo o del tessuto che lo contiene. Causata da debolezza muscolare che può derivare da uno sforzo fisico, l’ernia generalmente porta dolore, rigonfiamento, sensazione di pienezza.

Ma come si segnava l’ernia? Un rito esoterico risalente al 1930, che veniva praticato da guaritori e guaritrici e che poteva essere eseguito con diversi metodi. Secondo la tradizione popolare, si spaccava in quattro una pianta giovane di noce per lunghezza e, attraverso di essa, ci si faceva passare il “paziente” in giorni e ore precise, con formule e segni specifici. La segnatura proseguiva fino alla guarigione della persona, subito dopo la pianta poteva essere usata per un altro trattamento. Se però il primo malato non fosse ancora guarito, il secondo che fosse passato attraverso la pianta spaccata avrebbe preso su di sé anche l’ernia del primo.

Una pratica interessante e particolare era la cura dell’ernia dei bambini. Secondo il rito popolare, il 25 marzo, giorno dedicato alla festa dell’Annunziata, Madre e protettrice di tutti gli infanti, i bambini affetti da ernie inguinali venivano sottoposti al “rito del passaggio” attraverso un cerchio (che rappresentava il ventre o la pancia degli umani) ottenuto tagliando, intrecciando, incurvando rami di querce, di olmi, di olivo, di rovi vari e recitando anche formule o versi. Il rito, praticato già nel lontano 1700, veniva conosciuto anche con il nome di “benedizione dei fanciulli” e spesso, per la tradizione popolare, serviva anche a prevenire il male stesso. L’ernia, concepita come rottura o crepatura del ramo intestinale, riceveva la sua guarigione per magia e per trasferimento della malattia dal bambino alla pianta. I bambini con l’ernia guarivano unitamente agli alberi, le cui ferite lentamente nel tempo, si chiudevano ed i rami spezzati, unendosi, prendevano nuova vita.

 

Per saperne di più:

https://www.civico93.it/medicina-popolare-san-nicandro-le-erbe-magiche-e-cura-dellernia-dei-bambini/

 

 

 

 

 

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