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IL PARTIGIANO “BALLETTA”, LA FINE SUL TRAGUARDO

ANDREA OLIVERI Correva il giorno 25 aprile 1945: anche se la guerra era vinta e l’annuncio della Liberazione era ormai questione di ore, non era ancora tempo di festeggiare per i volontari della Seconda Brigata Falco della divisione SAP “A. Gramsci”. Anzi, c’era da correre contro il tempo per tentare di salvare la vita ad […]

ANDREA OLIVERI

Correva il giorno 25 aprile 1945: anche se la guerra era vinta e l’annuncio della Liberazione era ormai questione di ore, non era ancora tempo di festeggiare per i volontari della Seconda Brigata Falco della divisione SAP “A. Gramsci”. Anzi, c’era da correre contro il tempo per tentare di salvare la vita ad un compagno, Angelo Aonzo, ferito gravemente in combattimento contro le truppe Repubblicane di Salò sconfitte alle Murate di Valleggia.
‘Balletta’, calderaio quilianese e 37 anni appena compiuti, arrivò al “San Paolo” di Savona in condizioni critiche e non bastarono gli sforzi della decisa e ben organizzata equipe dell’ospedale per strapparlo alla morte che arrivò inesorabile dopo dieci giorni di ricovero, il 13 maggio.
Nel principale ospedale del capoluogo, nonostante la polizia controllasse costantemente il personale dipendente e chiunque entrava ed usciva dall’Istituto, si era costituito un coraggioso nucleo del servizio sanitario che non si limitò alla fornitura di medicinali alle formazioni partigiane e al ricovero dei patrioti – attività quest’ultima resa molto rischiosa dal fatto che spesso nelle stesse corsie che ospitavano i fuorilegge vi erano brigate nere, San Marco e tedeschi – ma si spinse addirittura ad inviare infermieri e chirurgi in opere di pronto soccorso presso i distaccamenti della montagna. Un servizio di emergenza che aveva contribuito a salvare molte vite, ma non quella di Angelo, protagonista in quella che passò alla storia come l’insurrezione di Valleggia: nelle giornate del 23 e 24 aprile la lotta si stava attenuando e le forze nemiche erano prossime alla disgregazione, così il Comando della Brigata Corradini convocò tutti i comandi dei sei distaccamenti per definire i dettagli dell’attacco finale. L’obbiettivo principale era di impedire ai nemici in ritirata la distruzione indiscriminata di punti strategici. Dal comando generale di Savona arrivò l’ordine alla Divisione Gramsci di “sferrare il moto insurrezionale occupando o attaccando gli obiettivi prestabiliti”, così i sappisti della Brigata Falco si prepararono allo scontro; tra questi anche Angelo Aonzo, ancora ignaro che sarebbe caduto a pochi metri dal traguardo.

 

Angelo Aonzo,  37 anni (Quiliano, 1908 – Valleggia, 1945)

 

FONTI:

G. Patrone, I primi cinquant’anni del Novecento quilianese: Quiliano 1900-1945: scelte amministrative e avvenimenti (Coop. Tipograf, Savona, 2015)

A. Lunardon, La resistenza vadese (Marco Sabatelli Editore, 2005)
R. Bardello, E. De Vincenzi, Savona Insorge (Ars Graphica, 1972)

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