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IL PRATO DI LAURA (37)

PORTULACA, LA REGINA DELLA TAVOLA   Pianta dal portamento strisciante, diffusa ovunque e tende a comportarsi come infestante. Già nota agli antichi Egizi e citata da Plinio nella “Naturalis Historia”, presenta proprietà antinfiammatorie e rinfrescanti, ma è anche una ricca fonte di vitamine, sali minerali e omega-3. A tavola ha un sapore delicato, con note […]

PORTULACA, LA REGINA DELLA TAVOLA

 

Pianta dal portamento strisciante, diffusa ovunque e tende a comportarsi come infestante. Già nota agli antichi Egizi e citata da Plinio nella “Naturalis Historia”, presenta proprietà antinfiammatorie e rinfrescanti, ma è anche una ricca fonte di vitamine, sali minerali e omega-3. A tavola ha un sapore delicato, con note acidule e salate; ottima per la preparazione di molti piatti in diverse cucine regionali sia a crudo, sia cotta e rientra nella composizione del nostro “prebuggiùn”.

LAURA BRATTEL

 

 

NOMI COMUNI: Portulaca, porcellana, erba grassa, erba dei porci, erba vetro, erba dei frati.

NOME SCIENTIFICO: Portulaca oleracea

NOME DIALETTALE QUILIANESE:  (?)

 

FAMIGLIA: Portulacaceae

 

DESCRIZIONE DELLA SPECIE

Pianta erbacea con fusti dal portamento strisciante, prostrato a terra. I fusti, molto ramificati, sono ingrossati e carnosi, lisci e cavi, e possono avere colore tendente al rossastro. Le foglie di colore verde chiaro hanno un breve picciolo e forma spatolata. Anch’esse, come i fusti, sono carnose e lisce, completamente glabre. I fiori sono piccoli e gialli, portati all’ascella delle foglie, hanno 5 petali e si aprono soltanto poche ore al mattino, quando c’è il sole. Normalmente si vedono a gruppi dai 2 ai 5 fiorellini. Il frutto è una capsula membranosa contenente molti minuscoli semi di colore brunito.

 

I semi della portulaca, minuscoli e di colore brunito, sono racchiusi in una capsula che si apre come una pisside, cioè una coppa dotata di coperchio

 

HABITAT

Diffusa ovunque nel mondo, la portulaca si comporta come infestante. Si tratta infatti di una specie abituata a convivere con l’uomo, per cui infesta le coltivazioni orticole e cerealicole, ma è anche capace di colonizzare tenacemente strade e marciapiedi cittadini. Ama i suoli argillosi, specialmente se ricchi di azoto.

 

Pianta erbacea dal portamento strisciante, la portulaca è diffusa ovunque; nelle colture orticole e cerealicole tende a comportarsi come infestante

 

PROPRIETÀ OFFICINALI

La portulaca è un’ottima fonte di vitamina C, e come tale era usata per combattere lo scorbuto. Contiene anche discrete quantità di vitamine del gruppo B e A, oltre a sali minerali quali ferro, potassio, magnesio, fosforo, zinco, selenio e calcio. Grazie alla presenza di zinco, è un buon presidio immunostimolante. Studi recenti hanno rilevato nella portulaca una presenza importante di acidi grassi omega-3 ed acido alfa-linoleico (omega-6), grazie ai quali la specie offre un utile aiuto nella prevenzione di malattie cardiocircolatorie. Rilevante è altresì il contenuto di proteine, per cui questa umile pianticella può ritenersi preziosa per chi segue una dieta vegetariana o vegana. La portulaca o porcellana possiede virtù diuretiche e depurative, che si possono sfruttare consumando la porzione aerea della pianta a crudo, eventualmente anche solo il succo. Si può pure fare essiccare per realizzarne infusi invernali dalle proprietà rinfrescanti e antinfiammatorie, utili in caso di malanni stagionali e sindromi influenzali. Le foglie fresche masticate sono un buon dissetante e la loro polpa veniva applicata sulla fronte o sulle tempie per rinfrescare i febbricitanti. Impacchi della polpa sulla pelle sono benefici per alleviare infiammazioni quali eczema, vesciche e piaghe, mitigare orticaria e lenire foruncoli. Il succo risulta inoltre efficace per disinfiammare gengive dolenti e arrossate. Un’altra importante indicazione d’uso della portulaca è la sua capacità di contrastare il colesterolo cattivo e i trigliceridi e di abbassare un livello eccessivo di zuccheri nel sangue. L’unica controindicazione relativa a questa specie straordinaria è la presenza di acido ossalico, per cui è consigliabile non eccedere nella quantità e nel tempo, per evitare la formazione di calcoli renali, specie in chi ne vada soggetto. Il contenuto di acido ossalico, tuttavia, può essere abbattuto tramite la bollitura.

 

Le foglie della portulaca o porcellana (Portulaca oleracea) sono ottime da gustare crude o cotte, ed hanno molteplici virtù terapeutiche

 

CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE

Originaria, pare, dell’Asia meridionale, la portulaca era già nota agli antichi Egizi. Duemila anni fa veniva coltivata in Mesopotamia, passò poi in Grecia come pianta orticola, e poi a Roma. Semi di portulaca sono stati rinvenuti durante gli scavi nei siti archeologici di Kastanas, in Grecia, ed Heraion, in Turchia. Pare che essi risalgano almeno al VII secolo a.C. Teofrasto, botanico greco del IV secolo a.C., la menzionava tra le verdure da seminare in aprile e Varrone, autore romano del I secolo a.C., dice che la portulaca masticata toglie la sete. Anche Plinio, nella sua “Naturalis Historia”, elenca i suoi numerosi utilizzi terapeutici, molti dei quali ricalcano perfettamente quanto stabilito dalla scienza moderna. Columella, autore di un trattato sull’agricoltura risalente al I secolo d.C., consiglia di essiccarla al tempo della vendemmia, per conservarla poi in vasi in salamoia. Bonvesin de la Riva, autore milanese vissuto nella seconda metà del Duecento, la nomina nel suo “De magnalibus urbis Mediolani” (“Della grandezza della città di Milano”), opera del 1288, quale verdura molto apprezzata dai Milanesi della sua epoca. Durante il Medioevo veniva coltivata nei monasteri e pare che i monaci andassero offrendola di casa in casa per ottenerne elemosine, per cui in alcune Regioni d’Italia essa porta ancora oggi il nome di “erba dei frati”. La sua denominazione scientifica, portulaca, viene dal latino “portula”, cioè “piccola porta”, per la capsula contenente i semi, che si apre come una pisside, ovvero una coppa con un minuscolo coperchio. Uno dei nomi popolari più comuni, porcellana, pare invece dovuto al fatto che i porci ne vadano ghiotti e venissero spesso alimentati con questa pianticella molto nutriente. Secondo la tradizione popolare la porcellana o portulaca sarebbe un potente amuleto portafortuna, in grado di scacciare gli spiriti malvagi.

 

UTILIZZI IN CUCINA

La portulaca ha un sapore piuttosto delicato, caratterizzato da note acidule e salate. Il sapore acidulo è dovuto agli ossalati e all’acido malico, specialmente quando la pianta viene raccolta in primavera e nelle prime ore del mattino. La sapidità si ha invece grazie alla presenza di sali minerali quali sodio, magnesio e potassio e anche all’acido glutammico in essa contenuto. L’utilizzo principale della portulaca è a crudo, in accompagnamento ad insalate e formaggi, può essere tuttavia anche lessata e a tale titolo può rientrare nella composizione del nostro “prebuggiùn”. Con la portulaca si possono anche fare ottime zuppe e minestre. Nella cucina toscana è annotata tra gli ingredienti della panzanella, in quella romana è inclusa nella misticanza e in diverse altre cucine regionali la ritroviamo in ricette tipiche. Interessante e variegato è l’uso che se ne fa nella cucina siciliana. Qui viene aggiunta nell’insalata ferragostana, a base di pomodori, cetrioli e cipolle, condita con origano, olio, aceto e sale, oppure nell’insalata con verdure lesse, dove i germogli di portulaca sono utilizzati insieme a patate bollite e cipolle cotte al forno. Sempre in Sicilia, vi è l’uso di farne frittelle, passando i germogli in una pastella a base di acqua e farina, fritte in olio ben caldo e servite come stuzzichini o antipasti.

 

LA RICETTA

 

Insalata alla greca con portulaca

 

Ingredienti:

Pomodori, cetrioli, cipolle, portulaca, formaggio tipo feta, olive, origano, aglio, olio extra vergine di oliva, aceto, sale.

 

Procedimento:

Lavare bene tutte le verdure, mondare cetrioli e cipolle, tagliare a tocchetti le verdure e il formaggio, aggiungere i germogli di portulaca e le olive, condire con origano, olio extra vergine di oliva, pochissimo aceto ed un pizzico di sale. Mescolare bene e gustare, magari in accompagnamento ad un piatto di pesce o carne, ma volendo anche come nutriente piatto unico.

 

 

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