Alcune ricerche bussano prepotentemente alla porta.
Con una frase scritta in fondo alla pagina di un manoscritto: “Marco Tessitore, deportato, deceduto si ignora la sorte”, inizia una ricerca durata un paio d’anni.
CLAUDIA AVOGADRO
Marco Tessitore nasce a Cadibona, la vita per lui non è facile ha già perso il padre e due fratelli, e si ritrova troppo giovane a dover sostenere la madre Anna e le sorelle.
La famiglia subirà un altro duro colpo, la deportazione di Marco e l’angoscia di non vederlo mai più tornare a casa.
Ma è Marco che lascia un segno; un amico un giorno mi invia una scheda, con questa frase: “Questo deportato dichiara di essere nato a Cadibona, (sul documento Cardibona )”, è Marco Tessitore.
La scheda è quella dell’ingresso al Campo di Concentramento di Dachau.
L’anno di nascita sbagliato 1912 invece di 1914, la descrizione fisica, il luogo di cattura San Giuseppe per Savona la data 26 agosto 1944, il passaggio a Bolzano e l’ arrivo a Dachau il 10 ottobre 1944, l’assegnazione del numero 113567 e, in fondo, la firma autografa: Tessitore Marco. Tante volte ho pensato a quella firma, chissà con che stato d’animo Marco ha scritto, forse, per l’ultima volta il proprio nome.
Marco è figlio di Giobatta e Anna Marpesio. Il padre Giobatta è deceduto nell’Ospedale Civico di Savona a seguito di un incidente di lavoro nell’agosto del 1920 (aiuto Motorista), nel dicembre dello stesso anno il fratello Giuseppe muore folgorato da una scarica elettrica mentre si trova al lavoro: ha solo 19 anni. Nel 1930 a Torino dove svolge il lavoro di manovale muore in fratello Angelo di anni 24, nel giro di un decennio Marco si trova capo famiglia all’età di 16 anni.
Non mi capacito come questo uomo non sia ricordato, risulti Ignoto. Dimenticato.
Mi consigliano di leggere un libro: “Dimenticati di Stato” di Roberto Zamboni e trovo anche la pagina internet che gestisce.
Decido di scrivergli.
Un altro tassello si aggiunge alla storia.
Su disposizione del BDS di Verona (Befehlshaber der Sicherheitspolizei und des SD – Comandante della Polizia di Sicurezza e Servizi di Sicurezza), dopo la sua cattura nell’agosto 1944, viene deportato nel Campo di concentramento di Dachau, con partenza da Bolzano il 5 ottobre 1944 con il convoglio numero 90 e 493 altri prigionieri. E’ alloggiato nel blocco 22 gli viene assegnato il numero 113567.
Poi il buio, l’abisso delle condizioni disumane del Campo di Concentramento di Dachau.
E’ un uomo libero, Marco quando muore il 30 maggio 1945. Le truppe americane che entrano nel Campo di Concentramento il 29 aprile 1945, lo trovano ammalato e viene ricoverato nell’Ospedale Militare Americano che è allestito nella cittadina di Dachau, ma le sue condizioni sono disperate e il fisico non regge. Dopo un mese viene sepolto nel cimitero locale.
In queste poche righe il destino di un uomo, il dolore di una famiglia.
Quando mi reco al cimitero di Cadibona, mi fermo sempre davanti alla tomba ove riposano i genitori di Marco, i due fratelli e una sorella, vi è ricordato anche lui con foto e data 1914-1944, anno della sua deportazione.
La mamma Anna cercò il figlio tramite l’’Ufficio Informazioni Vaticano per i Prigionieri di Guerra nel 1944, e come tutte le mamme, non abbandonò la speranza di rivedere Marco.
Neppure la pietà umana aiutò questa donna. Quando nella metà degli anni ‘50, il Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra (Ministero della Difesa) si occupò della traslazione dei resti di questi nostri caduti, dal locale cimitero di Dachau, al Cimitero Militare italiano d’Onore di Monaco di Baviera (Waldfriedhof), non giunse nessuna comunicazione alla famiglia.
La pietra tombale.
Su suggerimento di Roberto Zamboni mi metto in comunicazione con Giuseppe Malascalza che svolge un lavoro ricco di pietà e dolore: si occupa della manutenzione e conservazione del Cimitero Militare d’Onore di Monaco e un giorno di marzo arriva la foto della pietra tombale di Marco tessitore: è un colpo al cuore.
Ho pensato molte volte in che modo scrivere la storia di Marco, pensavo a lui con la madre e le sorelle, al suo lavoro, alla vita che aveva qui a Cadibona.
Pensavo, al suo dolore, alle sue tribolazioni in Campo di Concentramento e alla frase “…si ignora la sorte”.
Vi è solo una conclusione per questa storia; la speranza , che Marco Tessitore figlio di Giobatta e Anna Marpesio, nato a Cadibona il 25 aprile 1914, non sia più dimenticato.
Si ringrazia Giuseppe Malascalza
Roberto Zamboni
Simone Falco ANED Savona- Imperia
Laura Brattel, per le traduzioni in Tedesco e il supporto
Il materiale delle fonti rimane disponibile alla famiglia, così come la mia più completa collaborazione.
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