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IL PARTIGIANO CHE MORÍ SENZA CONOSCERE IL FIGLIO

ANDREA OLIVERI Si faceva la fame, lassù in montagna, nel novembre 1944: fu per questo motivo che il giovane Vincenzo Pes, partigiano del Distaccamento Calcagno, si recò in frazione Mulini a Quiliano, accompagnato dall’amico Lorenzo ‘Lillo’ Della Rosa, intendente del distaccamento. Vincenzo ‘Pippo’ Pes, analista chimico prima dello scoppio della guerra, avendo avuto esperienza come […]

ANDREA OLIVERI

Si faceva la fame, lassù in montagna, nel novembre 1944: fu per questo motivo che il giovane Vincenzo Pes, partigiano del Distaccamento Calcagno, si recò in frazione Mulini a Quiliano, accompagnato dall’amico Lorenzo ‘Lillo’ Della Rosa, intendente del distaccamento.
Vincenzo ‘Pippo’ Pes, analista chimico prima dello scoppio della guerra, avendo avuto esperienza come soldato, era abituato a missioni ben più gravose, ma quel 26 novembre non c’era da correre alcun pericolo, anche se il compito che era chiamato a svolgere era comunque importante: comprare delle castagne. La stagione più fredda era alle porte e lui e i suoi compagni avevano bisogno di un pasto più sostanzioso rispetto a quello che la vita in montagna offriva di solito; pasti frugali composti da bacche, radici e simili. L’acquisto di una partita di castagne, perlopiù destinate all’ammasso, era un’occasione da non perdere. I due garibaldini partirono da Montagna nel pomeriggio e giunsero davanti all’osteria del paese nei pressi del ponte. Per non correre rischi, vollero assicurarsi che al suo interno non ci fossero militari, ma non appena varcata la soglia si trovarono davanti sei San Marco, ai quali venne intimato prontamente di alzare le mani.
Mentre Pes si avvicinava per disarmare i soldati, uno di loro, il comandante di pattuglia Protasio Meles, estrasse una rivoltella e, al grido di “San Marco”, scatenò una sparatoria. Il partigiano Lillo rispose al fuoco, colpendo l’avversario al petto e al braccio destro. Il fascista riuscì ugualmente ad impugnare l’arma con la mano sinistra e ferì Vincenzo ad una spalla. Una volta neutralizzati i nemici, Lillo sollevò l’amico da terra e lo caricò sulle spalle, dirigendosi verso l’uscita, ma proprio in quel momento, udì dietro di sé due colpi di pistola: a sparare era stato uno dei fascisti, rimasto solo ferito. “Pippo” Pes venne colpito nuovamente ad una gamba e alla schiena. Lillo si accorse subito della gravità delle condizioni del compagno che venne trasportato dapprima in una casa al Cervaro di Montagna, poi nella vicina cascina Donea, dove il medico della Brigata Pietro ‘Piero’ Ferrando tentò di prestargli le prime cure. Vincenzo si lamentava molto e non poteva essere altrimenti: un proiettile era entrato dalla colonna vertebrale e si era fermato vicino all’ombelico. La situazione era molto grave, così venne trasportato nella notte nella chiesa di Segno, da dove sarebbe poi partito il giorno seguente con la Croce Rossa di Vado Ligure alla volta dell’ospedale di Savona. Ma qui Pes non vi giunse mai: si arrese all’alba del 27 novembre, dopo atroci sofferenze.
Poco tempo prima, aveva fatto in tempo a convolare a nozze con la fidanzata proprio grazie all’aiuto di Lillo Della Rosa che organizzò il loro matrimonio. La cerimonia si svolse in frazione Carpinea a Segno, officiata dal parroco di Rialto. Due squadre del distaccamento Rebagliati, all’interno del quale Pes ricopriva il ruolo di responsabile del Servizio Informazioni Militari, vennero disposte a guardia dei due sposini i quali, al termine dei festeggiamenti, si recarono per una settimana in una cascina al Melogno, ospiti di amici partigiani. Quello fu il loro personale viaggio di nozze. Poco prima di esalare l’ultimo respiro, Vincenzo Pes chiese a Lillo di prendersi cura della moglie, che aspettava un bambino. Un figlio che non avrà mai la felicità di veder nascere.
Vincenzo Pes verrà decorato con la medaglia d’argento al valore militare, ma solo al termine della guerra. Nei giorni che seguirono la sua morte, le medaglie furono invece conferite, dal Generale Amilcare Farina, ai camerati protagonisti della vicenda di Mulini, compreso il sottocapo Protasio Meles. L’uomo che aveva sparato al partigiano Pes.

Vincenzo Pes, 24 anni (Vado Ligure, 1920 – Segno, 1944)

 

FONTI:

G. Patrone, Il racconto di Luigi, Una storia di libertà e antifascismo quilianese (Coop. Tipograf, Savona, 2016)

N. De Marco, G. Ferro, La Grande Storia della Resistenza Savonese 1943-1945 (A.N.P.I Legino, Archivio Partigiano Ernesto) (Coop Tipograf, Savona, 2005)

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