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IL DIARIO DELLA MAESTRINA

In un registro di classe alcuni mesi di attività scolastica nel plesso del borgo di Ca’ de Ferrè. In poche pagine scampate al tempo la storia di un inverno di guerra (1944-45), l’ultimo e sofferto, fra i pensieri della maestra e i giochi e le emozioni di bambini. REDAZIONE Ca’ de Ferré è una ferita. […]

In un registro di classe alcuni mesi di attività scolastica nel plesso del borgo di Ca’ de Ferrè. In poche pagine scampate al tempo la storia di un inverno di guerra (1944-45), l’ultimo e sofferto, fra i pensieri della maestra e i giochi e le emozioni di bambini.

REDAZIONE

Ca’ de Ferré è una ferita. Prima, per anni, ci ha accarezzato l’anima con il suo borgo. Le sue case uscite dal tempo, la chiesetta disegnata come in un ricordo di viaggio d’altre epoche. Avevamo la speranza che l’ingordigia degli uomini e la rincorsa all’interesse spicciolo, per una volta, lasciassero spazio a un recupero, a un riutilizzo, a un fermare quell’immagine sulla costola della collina che leniva e solleticava la nostalgia di tutti.

Dallo scorso anno non ci saranno più le foto delle comitive che si chiedevano perché non venisse recuperato un borgo immobile in un’altra epoca, perché non si intervenisse per conservare le testimonianze di un’altra vita.

Un’immagine datata di Ca’ de Ferré

Nessuna nostalgia per le fatiche, nessun rimpianto per la terra lavorata duramente, per i dolori e i patimenti di gente che quassù non ha certo vissuto di agi. Forse un uso più accorto del territorio avrebbe consentito un recupero, andando a saldare il debito verso chi aveva abitato con fatica in questi luoghi e aveva conservato, garantendo un rapporto corretto con la natura, la conservazione dell’abitato attraverso il tempo.

Invece l’incuria, l’abbandono, lo svilimento che sempre accompagnano i territori quando non sono amati e curati, ha incentivato frane, smottamenti consentendo che le piogge avessero ragione di un angolo che fino ad allora era sopravvissuto al livellamento della civiltà.

La terra si è trasformata in fango, tutto è scivolato via, lasciando in piedi solo la chiesetta e per il resto e intorno, solo macerie e detriti.

Assume quindi un segno particolare, una sorta di rivalsa verso gli uomini di oggi e la loro mancanza di scelte e decisioni, il fatto che siamo venuti a conoscenza dei registri di una classe che raccontano i mesi di scuola durante un inverno, quello del 1944-45 in quel borgo alla spalle di Savona, in una zona montuosa e isolata. Oggi, qui, li raccontiamo in breve sperando che per quei registri ci sia chi, con più perizia, ne sappia fare un uso migliore.

Noi, per gentile e amichevole concessione possiamo fornirne una anticipazione, non dettagliata, ma significativa di alcuni passaggi.

Il diario della maestra è uno spaccato di vita straordinario. Ci riporta in un piccolo borgo di Savona, a cavallo degli scollinamenti di alcune zone Santuario, Naso di Gatto, in prossimità di Cadibona, dove in una interclasse numerosa sono confluiti molti ragazzi che vanno dalle elementari alla prima avviamento che al tempo era una sorta di parcheggio per ospitare i ragazzi fino a quando non avessero raggiunto l’età per andare a lavorare.

Ecco dove sorgeva il borgo distrutto dall’alluvione del 2019

Sono ragazzi delle borgate d’intorno, forse, data la guerra in corso, ci saranno stati anche alcuni sfollati, forse qualcuno veniva anche da Cadibona, San Bartolomeo del Bosco, Montenotte. Insomma doveva abitare a non più di un’ora è mezzo di strada, a piedi, fra i boschi.

Il resoconto inizia a novembre e finisce, all’improvviso ad aprile. Ma p anche comprensibile. È l’ultimo anno di guerra e lassù ad aprile, come altrove, devono essere stati giorni terribili, durissimi e indimenticabili.

Chi scrive è un’insegnante provvisoria perché di ruolo lassù in simili condizioni soltanto un supplente avrebbe accettato di andare. Quella che leggerete è la trascrizione dei registri riaffiorati dopo quasi 70 anni e le note sono il frutto della sensibilità di Elena Gianasso che ha riportato qui quello che le sembrava più degno di evidenza. Per vedere se la sua scelta sia stata giusta occorrerà la pubblicazione integrale e o il commento di chi sta lavorando per una pubblicazione più dettagliata e completa. Mimmo Turchi, docente e uomo di scuola, è soprattutto affascinato dal resoconto. Appassionato di storia e politica sta pensando di affidare quelle tracce di carta all’Istituto storico della Resistenza di Savona perché vengano conservate e non finiscano nel dimenticatoio.

Sono le ultime tracce di Ca’ de Ferrè, sicuramente finiranno in mani migliori di quelle che hanno gestito le pietre, la storia, i ricordi di una frazione che adesso è solo macerie e, beffa del destino, brilla ancora al sole e in mezzo al verde, sulle carte immortali di Google Earth.

 

ARRIVA LA NUOVA INSEGNANTE

SCUOLA DI CA’ DE FERRE’, insegnante, Carozzi Maria Nevina di fu Ernesto e di Frasolo Domenica

Nata a Bistagno il 29-1-1924

Diplomata a Savona il 2 giugno 1942

Insegnante provvisoria

 

Pluriclasse mista (6 alunni in prima elementare, 7 in seconda, 8 in terza, 10 nella classe prima del lavoro). gli alunni sono in tutto 31.

 

I giudizi sono completi ed esaurienti anche se non sono sempre positivi. La cronaca scolastica non è però giornaliera. La maestrina prende servizio il 14 novembre. Rimane molto colpita dal paesaggio in cui si trova a vivere, quasi come vivesse in un altro mondo, lontano da tutto quello che sta accadendo in città

 

Novembre

12    sono giunta stamane nella mia sede: il villaggio sia per gli abitanti che per le case rustiche ma linde mi ha fatto una buona impressione. Caratteristica è la chiesetta dalla quale piazzetta si può godere un ottimo spettacolo: all’orizzonte si delineano le Alpi che col biancore delle nevi che perennemente le ricoprono formano contrasti coi verdi boschi di abeti e coi prati ancora rigogliosi formando un piacevole quadro. Ho visitato la scuola: l’ambiente è bello e pieno di luce. Con rammarico ho dovuto constatare che nell’aula vi è molto disordine dovuto, da quanto mi è stato detto dagli abitanti, dalla permanenza dei militari. Delle molte sedie poche sono quelle in efficienza.

13    a stento sono riuscita a mettere in ordine la scuola. Sono stata costretta a far portare le mancanti sedie dai vicini. E ora attendo impaziente i miei scolaretti.

(La scrittura è semplice ma diretta. L’uso continuo di aggettivi permette a chi legge di sentirsi parte integrante di ciò che legge).

14   primo giorno di scuola. I bimbi entrano un po’ titubanti nell’aula, mi sorridono con lieve rossore, salutano i compagni e guardano i nuovi. Ho assegnato loro i posti ed ho iniziato tra noi una conversazione alla quale i bimbi hanno partecipato con discreta disinvoltura: il ghiaccio è rotto. I bimbi volentieri mi fanno numerose domande per cui avrò modo di correggere gli innumerevoli errori e la pronuncia sgradevole dovuta ai mesi estivi durante i quali i bimbi parlano dialetto privo di esercitazioni. Ho controllato gli elenchi degli iscritti ma pochi sono presenti.

(La giovane insegnante riesce a catturare in maniera semplice e diretta l’attenzione degli alunni).

17    sono spiacente di dover constatare che il numero dei frequentanti anziché aumentare diminuisce. Mi sono informata sulla causa di queste assenze di massa e sono venuta a conoscenza che è dovuto a epidemie di mal di gola.

18 non un alunno presente. Approfitterò per fare un’accurata disinfezione dell’aula.

(La donna alterna descrizioni di vita scolastica a descrizioni molto poetiche e sentite della natura circostante, parla delle varie circolari che le giungono (es. campagna antiblasfema)).

Dicembre

20   i bambini illustrano di loro pugno le cartoline augurali di Natale anche per fare economia, i piccoli alunni scrivono e disegnano con vero entusiasmo e sui loro volti si leggeva chiaramente la gioia che avrebbero provato quando i genitori avessero trovato la letterina sotto al piatto.

Gennaio

8    molta neve è caduta in questo periodo, a stento sono riuscita a raggiungere la sede. Non un alunno è presente senza dubbio è dovuto al freddo intenso e alla molta neve.

14    tre alunni sono presenti stamane. Abbiamo conversato un po’ sulla natura che riposa sotto questo candido mantello e molte osservazioni hanno fatto i bimbi stessi.

Febbraio

1 febbraio: mi sono pervenuti stamane i libri della biblioteca che i bimbi hanno accolto con tanto piacere ed entusiasmo.

15 i bimbi sono usciti ora da scuola. Sin ora mi hanno tenuto compagnia con la loro curiosità che si svela con domande a volte impreviste alle quali cerco di rispondere in modo da soddisfarli appieno. Sono usciti saltellando e cinguettando come passerotti nel sole di questa tiepida giornata invernale. La neve comincia a sciogliersi e alcuni bimbi che finora non sono venuti a causa del freddo sono giunti stamani felici di prendere parte anche loro alle lezioni

20 i bimbi entrano in classe, salutano e se ne vanno ai loro posti. Hanno gli occhi che brillano e le gote accese. Sicuramente si sono fermati a giocare sulla piazza della chiesa e hanno poi corso per non arrivare tardi a scuola. La primavera avanza a grandi passi con grande gioia dei miei scolari. Non più giornate nuvolose e tetre che li costringevano a stare in casa, non più la bianca distesa di neve che rende le cose uniformi, ma ovunque un cinguettio, un alzarsi di foglie che sembra palpitino per la contentezza di vedere un verde tappeto steso sui prati e sui pendii. I bimbi sono irrequieti, rispondono alle domande con insolita vivacità ed ogni tanto si soffermano a guardare fuori un passerotto che canta lieto su un albero.

Marzo

3    che vento! I bimbi sono giunti rossi in volto per le sferzate di questo pazzo marzolino, bene ravvolti in sciarpe e mantelli. Ho loro citato il proverbio: ”Marzo pazzerello, un po’ piove un po’ fa bello”.

8    stamane una bimba è entrata a scuola raggiante, gettando sui compagni più alti uno sguardo trionfatore. Mi si avvicinò e mi porse il primo mazzolino di umili e delicate violette che mandava un delicato profumo. La ringraziai dell’offerta ed essa mi confidò che l’aveva trovata in un cespuglio e che vi erano ancora tanti boccioli e appena fioriti e li avrebbe portati.

15   I miei scolari arrivano a scuola carichi di fiori. Sono mazzi di violette e delicate primule ed altri fiori che i bimbi portano a scuola e si affaccendano a metterli nei vasetti. Ogni bimbo che porta a scuola il fiore più strano e più bello è oggetto di ammirazione da parte degli altri. Ho fatto una lezione sulle parti del fiore alla quale i bimbi hanno prestato molto interessamento.

21   benché da parecchi giorni sembrava giunta la primavera essa non era completa. Stamattina i bimbi mi hanno fatto notare le messaggere alate che attraversano rapide come frecce il cielo terso. I bimbi ne sono entusiasti.

 

 

Aprile

3      la primavera in questo angolo di mondo è magnifica. I ragazzi osservano con constatazioni ingenue. I fiori continuano riempire l’aula. Attraverso la finestra aperta entrano gli effluvi della primavera. I bimbi non stanno volentieri nei banchi ma riesco a tenerli fermi con interessanti spiegazioni. Oggi li ho portati a fare la ginnastica sul piazzale della chiesa, questo è per loro un vero divertimento.

9      oggi è venuto il sacerdote a benedire l’aula . Si è soffermato un poco a parlare ai bimbi e li ha esortati ad ubbidire e studiare per amore di Gesù Crocifisso. I bimbi sono rimasti commossi alle parole del buon parroco ed hanno promesso.

 

Purtroppo la sua cronaca termina il 9 Aprile, non è fatto quindi cenno agli importanti avvenimenti storico politici, né agli allarmi e alle condizioni climatiche proibitive.

 

Che cosa è successo? Che fine ha fatto l’insegnante che si commuoveva per un mazzo di fiori di prato? E dei ragazzi  che giocavano prima di entrare in classe che ne è stato?

La guerra è finita con il suo carico di tragedie e non c’è stata voglia, o occasione, di ricordare altro.

Di