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IL PRATO DI LAURA (24)

PRIMULA,  UN’ERBA PER LA POLITICA Rilassante, antirughe, calma dolori e apre le porte dei paradisi degli Elfi.  Per il suo candore è il simbolo dei conservatori inglesi. Ma soprattutto è un’erba da raccogliere con i ragazzi perché insegna a scoprire la felicità. LAURA BRATTEL NOMI COMUNI: primula, primula comune, primavera, occhio di civetta NOME SCIENTIFICO: […]

PRIMULA,  UN’ERBA PER LA POLITICA

Rilassante, antirughe, calma dolori e apre le porte dei paradisi degli Elfi.  Per il suo candore è il simbolo dei conservatori inglesi. Ma soprattutto è un’erba da raccogliere con i ragazzi perché insegna a scoprire la felicità.

LAURA BRATTEL

NOMI COMUNI: primula, primula comune, primavera, occhio di civetta

NOME SCIENTIFICO: Primula vulgaris

NOME DIALETTALE QUILIANESE: primmula

FAMIGLIA: Primulaceae

DESCRIZIONE DELLA SPECIE

Pianta erbacea perenne priva di fusto, con breve rizoma quasi orizzontale.

Le foglie, di un bel verde tenue, sono tutte raccolte in una rosetta basale, hanno forma spatolata o oblanceolata, con margine crenato-dentato. La pagina superiore si presenta glabra e con rilievi globosi, mentre quella inferiore è leggermente pubescente.

Al momento della fioritura le foglie sono lunghe quanto i fiori o quasi assenti, mentre in un momento successivo diventano più rigogliose, assumendo anche colore più scuro.

I fiori, di un bel giallo pastello, hanno forma di imbuto, sono numerosi e poco profumati, portati su brevi steli, che possono raggiungere la lunghezza di 5 – 10 cm; presentano corolla a cinque lobi.

I frutti sono piccole capsule contenenti numerosi minuscoli semi.

I fiori della primula, di un bel giallo pastello, presentano calice a forma di imbuto e corolla a cinque lobi.

HABITAT

Si trova nei prati e nelle radure, ai margini di boschi di latifoglie, di preferenza ad un’altitudine superiore ai 500 m slm, dove fiorisce prima che gli alberi emettano le foglie, per sfruttare al meglio il calore dei raggi solari.

Ama molto i terreni umidi, e ne possiamo trovare in abbondanza vicino a corsi d’acqua e ruscelli, su suoli sia calcarei che silicei.

La primula vera o primavera (Primula veris o P.officinalis) è parente stretta della primula comune (P.vulgaris), e contiene principi officinali attivi in misura maggiore.

PROPRIETÀ OFFICINALI

La primula che viene utilizzata a scopo officinale è principalmente la Primula veris (o P. officinalis), mentre la nostra Primula vulgaris contiene una minor quantità di principi attivi, tuttavia essi si equivalgono qualitativamente.

La primula contiene vitamina C, sali minerali, olii essenziali, flavonoidi, glucosidi, enzimi, saponine.

I fiori hanno proprietà sedative e diuretiche, per cui il loro infuso ha effetto calmante e rilassante; è utile contro l’insonnia, l’eccitazione nervosa, gli stati d’ansia, le palpitazioni, le vertigini, le nevralgie. L’infuso può altresì aiutare a placare spasmi, crampi e dolori reumatici.

Le radici, più ricche di principi attivi, hanno proprietà tossifughe ed espettoranti, utili soprattutto durante gli stati influenzali, per guarire il raffreddore, sedare la tosse e il mal di gola, ma da impiegare anche come coadiuvante nella cura delle bronchiti. Tuttavia, per il loro contenuto in saponine, non sono da trattare con leggerezza, e sarebbe bene che il loro impiego fosse effettuato sotto controllo medico.

L’uso esterno delle radici di primula, sotto forma di impacchi, frizioni e lavaggi, è efficace per dolori articolari e reumatici, in quanto calma il dolore. Inoltre tali impacchi vengono suggeriti anche in caso di contusioni o gotta.

L’uso di preparati a base di primula è altamente sconsigliato a donne in gravidanza, persone che mostrano reazioni di sensibilizzazione all’aspirina e coloro che stanno assumendo prodotti anticoagulanti.

CURIOSITÀ E NOTIZIE STORICHE

Il nome di genere deriva dal latino “primus”, in quanto questa pianticella è la prima a fiorire, non appena si attenuano i rigori invernali. Il nome di specie, invece, indica che si tratta di pianta comune e diffusa.

Durante il Rinascimento il termine “primula” designava qualsiasi fiore precoce primaverile, tra cui la pratolina, ma in seguito il significato del termine si restrinse a questa specie, e quindi diede nome all’intero genere.

Per questa sua fioritura precoce, la primula simboleggia la gioventù, il primo amore, il rinnovamento.

Della primula parla Plinio, descrivendone l’efficacia per combattere insonnia, reumatismi, gotta e addirittura paralisi. Inoltre secondo il naturalista comasco un impiastro di petali sul viso sarebbe stato portentoso quale rimedio antirughe.

Nel Medioevo i colori solari dei fiori fecero ritenere questa pianta in grado di guarire la malinconia. Ildegarda di Bingen, monaca, erborista e naturalista tedesca vissuta durante il XII secolo, suggeriva di portare una pianta di primula sul cuore a contatto della pelle nei casi di malinconia, in quanto quest’erba avrebbe ricevuto dal sole influssi benefici, e avrebbe riscaldato il cuore del povero affranto. Questa pratica avrebbe anche impedito di bestemmiare contro Dio.

Nella medicina popolare si usava mescolare il succo di primula al latte appena munto, ritenendolo rimedio portentoso per curare ogni tipo di emicrania.

Nella tradizione di molti popoli la primula è considerata pianta beneaugurale, e molte sono le leggende fiorite attorno ad essa, tra cui la leggenda di un giovane elfo innamorato di una principessa umana, vista per la prima volta su un prato di primule.

Altre credenze relative alle primule attribuiscono ad esse il potere di allontanare gli spiriti del male, aiutare a scoprire tesori nascosti, rendere visibile l’invisibile. A tal proposito, si narra che assaporando le primule nel bosco, sul luogo della fioritura, si possano avere visioni di fate e folletti danzanti.

Nei miti nordici le primule sarebbero le chiavi per dischiudere il regno segreto delle fate, per cui bussando con un mazzetto di primule, formato da un numero preciso di fiori noto solo a chi ne abbia conoscenza, ad una roccia fatata si dischiuderebbe un reame magico sotterraneo che permetterebbe di attraversare tutto il Mondo di Sotto, per giungere a caverne ricche di splendidi tesori. Non a caso in tedesco il nome della primula è “Schlüsselblume”, vale a dire “fiore della chiave”.

Queste tradizioni pagane furono trasposte nella religione cristiana rendendo la primula il fiore della Madonna, che avrebbe aperto le porte del Paradiso.

Shakespeare ricorda le primule nel suo “Racconto d’inverno”, dove le chiama “pallide primule che muoiono nubili”, riferendosi al fatto che ai primi tepori sono ancora pochi gli insetti impollinatori, per cui molte di esse sono destinate a morire sterili.

Nel 1884 il fiore della primula venne adottato quale emblema del Partito Conservatore inglese, e tale simbolo è in uso a tutt’oggi.

UTILIZZI IN CUCINA

Della primula si raccolgono le foglie della rosetta basale, preferibilmente nel periodo immediatamente successivo alla fioritura, quando alla scomparsa dei fiori segue un maggior gettito e rigoglio fogliare. Le foglie si staccano con delicatezza una ad una, e si consumano dopo una rapidissima scottatura in acqua bollente, oppure si possono far saltare in padella senza previa lessatura, essendo particolarmente tenere.

Il sapore è dolce e delicato, molto gradito ai bambini, per cui si possono consumare in purezza in frittate o torte di verdura, in minestre, o semplicemente ripassate in padella. Tuttavia possiamo anche farle rientrale nel composto di erbe che formano il “prebuggiùn”, specialmente in associazione con il tarassaco, di cui attenuano il gusto amarognolo.

I fiori della primula possono essere usati freschi in variopinte insalate, oppure se ne fanno infusi serali calmanti. In certe località con i fiori di primula vengono prodotte originali marmellate.

Rizoma e fiori possono essere impiegati per aromatizzare birra o vino. Il rizoma ha un aroma che ricorda vagamente l’anice.

Coinvolgere i ragazzi nella raccolta e preparazione di ricette a base di primula è attività altamente consigliata per il carico di emozioni positive che comporta.

LA RICETTA:

Coinvolgere i ragazzi

La ricetta di oggi non è una ricetta di cucina, o meglio, non solo.

Si tratta piuttosto della ricetta della felicità.

Personalmente ho nutrito sempre una grande passione per il Regno Vegetale, passione accesa e coltivata nel tempo dapprima da mia nonna e dalle donne della mia famiglia, poi anche da grandi amici e insegnati preziosi: botanici ed esperti, docenti universitari e semplici appassionati, agrotecnici, silvicoltori, chimici, paleobotanici e quant’altro.

Quello che io ho ricevuto da queste persone e dal Regno Vegetale è un entusiasmo enorme ed unico, e a mia volta tento di trasmetterlo a tutti coloro che hanno voglia di starmi ad ascoltare.

Se è vero che la primula è la chiave che apre il regno fatato, questo fiore è per me un richiamo irresistibile per dischiudere anche ad altri le porte di un mondo meraviglioso che appartiene a tutti noi, alla Comunità.

Così, all’arrivo della Primavera, ogni anno fremo per poter andare a camminare e ritrovare questi piccoli amici che mi sorridono dalle loro umide zolle di terra appartate. E ogni anno, al ripetersi del Miracolo, porto con me mio figlio e i suoi amici per insegnare loro a riconoscere i “frutti buoni” di cui ci fa generosamente dono Madre Natura.

Le primule sono facili da riconoscere, facili da scorgere e  facili da raccogliere. Sono una gioia per gli occhi per tutti noi, un tripudio di emozioni, un sentore di vita nuova e rinascita.

I miei ragazzi amano raccoglierle, sotto la mia guida, per farne poi, a casa, prelibate creazioni culinarie di cui si appropriano in tutte le fasi della preparazione, e che per questo vengono assaporate con tanto maggior gusto.

Al tempo dei fiori raccogliamo delicatamente i capolini, per cospargerne insalate campagnole, rendendole magiche e solari. Alla sfioritura i miei ragazzi scalpitano per andare a raccogliere le foglie, ed è per me sempre una piacevole sorpresa notare che il loro entusiasmo non decresce all’aumentare della loro età, ma tende anzi ad incrementare. Con delicatezza ed amore infinito colgono una ad una le tenui foglioline e sorridono, nel farlo, pregustandone la dolcezza. Le tengono in mano come se avessero un tesoro.

A casa mi aiutano a sciacquarle, a lessarle, a tritarle per farne frittate dal sapore dolce e tenue, che scompariranno in un battibaleno, senza che io abbia avuto modo di assaggiarne neanche un boccone. Ma è così bello in quei momenti osservare i loro occhi, l’orgoglio che vi si riflette, gli sguardi di intesa che si lanciano, la fiducia nelle loro capacità di conoscitori di erbe e di cuochi provetti, che mi appago di queste sensazioni, senza pensare ad altro.

La ricetta di oggi, quindi, è quella di coinvolgere i vostri figli nella raccolta delle primule. Sarà un momento di condivisione meraviglioso ed unico, e resterete sorpresi dall’impegno che porranno nel portare a termine ciascun compito loro assegnato.

E così, questa è secondo me la ricetta della felicità, e questo è il vero Regno Fatato che auguro a tutti di trovare, perché il senso vero della vita sta anche e soprattutto nelle piccole cose.

Buona vita a tutti.

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